Titoli di Stato: a Piazza Affari domina la speculazione

Il nuovo avvio settimanale di Piazza Affari non è stato certamente dei migliori e questo andamento così negativo è dovuto soprattutto alle difficoltà incontrate dall’indice Ftse Mib: il riferimento finanziario in questione, infatti, è stato capace di realizzare la performance peggiore dell’intero Vecchio Continente, cedendo oltre il 2,5% e concludendo il “lunedì terribile” non molto al di sopra di quota 19.300, vale a dire il livello che era stato riscontrato lo scorso mese di agosto. Ci sono comunque dei motivi ben precisi per una debacle simile. Anzitutto, Europa e America sono ancora fortemente preoccupate dalla crisi del debito sovrano: i risparmiatori di qualsiasi tipo e dimensione stanno guardando con sospetto al pacchetto di aiuti stanziato nei confronti dell’Irlanda e c’è il timore che il contagio si diffonda presto in territorio portoghese e spagnolo.


Il risultato di questi “brividi finanziari” è la speculazione, un fenomeno che ha dimensioni molto ampie in Italia e che è coinciso con l’asta dei titoli di Stato. La mattinata di ieri, in effetti, è stata caratterizzata dalla collocazione dei Buoni del Tesoro poliennali a tre anni, il cui rendimento è pari al 2,86% e che sono risultati in crescita di 0,55 punti base; lo stesso discorso può essere fatto anche per i Btp a dieci anni, protagonisti di un incremento simile e attualmente al 4,43%.

In entrambi i casi, vi è stata una sottoscrizione piuttosto sostenuta, con una domanda molto superiore rispetto all’offerta disponibile. Niente di diverso dal fronte Cct: i Certificati di Credito del Tesoro, in particolare quelli a due anni, sono saliti di 0,52 punti percentuali, a conferma che la speculazione si è annidata persino in questo comparto. A tal punto, lo spread tra i titoli tedeschi e quelli italiani risulta essere molto allargato, superiore ai duecento punti, un vero e proprio massimo storico da quando si utilizza l’euro come moneta unica.

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