Gli swap australiani collidono con le scelte della banca centrale

La Reserve Bank of Australia, istituto di credito centrale della vasta nazione oceaniana, non sta mostrando al momento alcuna intenzione di voler accrescere i tassi di interesse: la scelta appare ambigua, anche perché l’inflazione è prevista in aumento, così come viene segnalato dai principali mercati a reddito fisso. Il governatore Glenn Stevens dovrebbe lasciare così il tasso overnight al 4,75%, mentre intanto i contratti swap a un anno e relativi al tasso inflativo sono cresciuti di 57 punti base rispetto a quanto rilevato a dicembre. I titoli obbligazionari e le mosse della banca centrale hanno dunque scelto di intraprendere due cammini in senso inverso. L’economia australiana ha fatto registrare un’accelerazione pari a 0,6 punti percentuali nel corso dell’ultimo trimestre del 2010, ora ci sono buone notizie che giungono dai salari e dagli investimenti, anche perché molte risorse sono state richieste da paesi come India e Cina.


Gli investitori sono pronti a scommettere sull’operato della banca centrale e si attendono un +0,25% per quel che riguarda i tassi di interesse, oltre a una iniezione monetaria consistente nei prossimi dodici mesi, così come ha anche confermato l’indice di Credit Suisse che prende come riferimento proprio il trading dei contratti swap. I prezzi al consumo, invece, dovrebbero crescere del 2,88% nel corso dei prossimi cinque anni: gli stessi swap indicizzati all’inflazione consentono ora ai soggetti che hanno sottoscritto questa tipologia di strumento di scambiare tassi di interesse fissi per ottenere un rendimento equivalente che è collegato all’andamento dell’economia di Canberra.

Tra l’altro, i guadagni dei contratti a un anno di questo primo trimestre hanno superato in maniera netta e perentoria quelli del Regno Unito, della Svezia e del Giappone, ricordando che le previsioni sui prezzi al consumo sono incrementate più rapidamente in Spagna e negli Stati Uniti. La differenza tra i rendimenti dei bond a tre e dieci anni è poi calata all’inizio dell’ultima settimana, segno che gli investimenti e la banca non sono ancora in sintonia.

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