Crisi settore risparmio gestito in Italia

L’ultimo studio elaborato da McKinsey sull’industria del risparmio gestito evidenzia una frenata della ripresa globale del settore dell’asset management, a causa della forte volatilità dei mercati, delle difficoltà macroeconomiche e per le continue turbolenze legate soprattutto alla crisi dei debiti sovrani europei. La redditività del settore resta la più alta tra tutti gli altri comparti finanziari: 13% contro l’8% delle assicurazioni e il 5% delle banche. Gli attivi gestiti sono però fermi ai livelli del 2007 a 38.000 miliardi di euro. In particolare, in Italia gli asset under management sono scesi dell’8% nel 2011.

Per l’Italia si tratta anche della maggiore contrazione su base europea, tanto che il nostro mercato è sotto del 16% rispetto a cinque anni fa. A pesare sull’industria dell’asset management in Italia è senza dubbio la scarsa fiducia sulla ripresa economica, la febbre da spread e la crisi del debito. Secondo gli esperti di McKinsey in Italia il trend di contrazione del settore è in atto già da molti anni, in particolare ha preso consistenza nel 2008.

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Secondo McKinsey il problema è anche da ricercare nella fiscalità dei fondi di diritto italiano, anche se ora sono stati risolti, e nelle particolarità del sistema distributivo italiano. A soffrire di meno sono state le reti di promotori finanziari, ma molti operatori esteri sono penetrati nel settore aumentando il proprio peso in termini di masse gestite. In Europa gli asset hanno subito una contrazione del 2% a 10.000miliardi di euro, a causa della flessione del segmento retail.

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Gli esperti di McKinsey vedono in questa flessione una tendenza dei risparmiatori a preferire una maggiore sicurezza e i costi più bassi offerti dai conti deposito. Secondo la società di consulenza ci sono però spiragli per migliorare la situazione, cercando con maggiore attenzione tra le varie asset class e a livello geografico. Sono da seguire anche gli sviluppi della riforma del sistema pensionistico pubblico, che potrebbe aprire le porte a una maggiore domanda di prodotti previdenziali integrativi.

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