Il rallentamento della Cina preoccupa le Borse

Sono giorni cruciali per le Borse europee, alla ricerca di un solido recupero e in apprensione per gli indicatori economici più importanti di questo periodo.

Ddai timori per la frenata dell’economia cinese, al voto del Parlamento tedesco sul piano di aiuti da 86 miliardi per Atene fino alla pubblicazione dei verbali dell’ultima riunione della Federal Reserve, da cui dovrebbero emergere le intenzioni del governatore Janet Yellen in materia di tassi d’interesse.

In giornata, Milano peggiora e chiude in calo dell’1,77% in linea con le altre Borse europee:Londra arretra dell’1,88%, Parigi lima l’1,75% e Francoforte il 2,12%. E’ la debolezza di Wall Street a trascinare in basso la chiusura Ue: il Dow Jones arretra dell’1,1%, lo S&P cede lo 0,9% e il Nasdaq perde lo 0,8.

Insomma per il momento i listini europei si muovono con cautela, mostrando poco interesse per l’ottavolante su cui stanno viaggiano le Borse di Shanghai e Shenzhen che dopo un’apertura in caduta libera, con perdite che hanno superato il 5%, hanno chiuso in rialzo dell’1,23% e del 2,19%. Pechino mostra segni di rallentamento che alimentano il nervosismo degli investitori: basti pensare che dai picchi di metà giugno le Borse cinesi hanno perso oltre il 30% della loro capitalizzazione, nonostante massicci interventi del governo con misure a sostegno della crescita. Solo la scorsa settimana è stato svalutato tre volte il valore del yuan contro il dollaro per sostenere l’export. Il Fmi ha deciso intanto di spostare al settembre 2016 il possibile ingresso dello yuan nel paniere delle monete di riserva. A fare le spese della situazione è soprattutto Tokyo, che ha chiuso in calo dell’1,61%.

L’Europa, però, preferisce concentrarsi sui problemi di “casa” a cominciare dalla Grecia il cui salvataggio ha ottenuto il via libera fondamentale del Parlamento tedesco. Dopo aver giocato la parte del falco nelle trattative con Atene il ministro della Finanze, Wolfgang Schaeuble ha convinto il Bundestag a votare sì pur restando contrario qualunque taglio del debito – pur aprendo a un possibile allegerimento a ottobre – e ribadendo che “per il governo tedesco è imprescindibile che il Fmi resti al tavolo con i suoi esperti”. Un chiaro segnale al Fondo monetario internazionale che per il momento resta alla finestra.

 

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