Brasile, la tassa di Lula indebolisce il comparto obbligazionario

Il trading sulle obbligazioni a più lunga scadenza è divenuto una missione quasi impossibile in Brasile e questo per un motivo ben preciso: in effetti, Luiz Inacio Lula da Silva, presidente della nazione sudamericana, ha deciso di aumentare di oltre tre volte l’importo di una tassa sugli acquisti del debito carioca. Le conseguenze sono state immediate, con il trading giornaliero sui bond a tasso fisso che è crollato di ben 62 punti percentuali (il quantitativo esatto è pari a 172 milioni di real, vale a dire 110 milioni di euro circa), immediatamente dopo che lo stesso Lula ha provveduto a incrementare l’imponibile fiscale per la seconda volta in un mese. In contemporanea, il rendimento dei prodotti con scadenza nel 2021 è salito al suo massimo livello, battendo perfino le performance fatte registrare dai contratti futures del paese.


Si tratta di un segnale preciso secondo gli analisti, ovvero che gli investitori stanno domandando profitti sempre maggiori in cambio dell’acquisto di titoli difficilmente vendibili nel mercato secondario. Per David Rocha, trader presso Renascenca Dtvm Ltda, uno dei quattordici interlocutori del Tesoro brasiliano e della banca centrale, lo scenario più certo prevede una liquidità molto scarsa, a causa soprattutto dell’assenza di investitori stranieri. Per quel che riguarda poi i precisi riferimenti statistici, c’è da dire che i rendimenti sui bond ultraventennali sono aumentati di 59 punti base (+0,59%), mentre quelli relativi ai contratti futures interbancari overnight, la crescita ammonta a 44 punti base.

Il presidente Lula è stato molto deciso in questo caso: l’inasprimento fiscale sugli acquisti di reddito fisso è stato pari a due punti percentuali una settimana fa, mentre all’inizio di questo mese vi era stato un ulteriore raddoppio quantitativo, tanto che ora l’aliquota si è attestata al 6%. Inoltre, il real brasiliano ha ceduto il 32% negli ultimi due anni, a causa dei tassi di interesse del paese, i secondi più alti al mondo in relazione alle condizioni inflative.

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