In base ai consigli di Michele de Michelis, andiamo a vedere come comporre una assett allocation ben bilanciata secondo le ultime analisi dello specialista in gestioni partimoniali.
Azioni
Investire sul lusso
Nell’ultimo periodo caratterizzato dalla crisi a livello sia italiano ed europeo sia, per certi versi, mondiale, c’è un settore che non solo ha retto, ma ha anche ampliato il suo mercato e raggiunto risultati di crescita interessanti. Questo è il mercato del lusso i cui Paesi leader sono l’Italia e la Francia. Un settore che ha mostrato una crescita prevista anche per i prossimi anni, anche se minore di quella registrata quest’anno.
Con questi risultati, il mercato del lusso trova sempre più investitori interessati. E i dati sui più ricchi in Borsa conferma l’importanza del mercato del lusso a livello mondiale. Nella classifica delle prime dieci aziende quotate in Borsa, quattro appartengono al settore del lusso. Al primo posto c’è un’azienda del fashion degli imprenditori Patrizio Bertelli e Miuccia Prada con un patrimonio quotato in 14,8 miliardi di euro. Al secondo posto c’è Leonardo Del Vecchio di Luxottica con 14,6 miliardi di euro. Al nono posto Diego e Andrea Della Valle con 2,6 miliardi di euro e al decimo posto la famiglia Ferragamo con 2,5 miliardi di euro. Queste sono aziende del lusso che va dalla moda alle calzature e a gli accessori che sono conosciute in tutto il mondo. Delle vere e proprie società internazionali che non conoscono crisi e che aumentano il loro fatturato. Queste aziende italiane, quindi, mostrano risultati di crescita in una fase in cui il nostro Paese è in recessione. E poi la diminuzione del livello di crescita della Cina, la crescita più bassa delle aspettative dell’India e l’incertezza del Brasile sono elementi che sembrano non avere influenzato i risultati di queste società.
Per i mercati, le società del lusso hanno un valore che è più alto di 23,4 rispetto agli utili previsti per il 2014. La situazione è ancora ottima nonostante molte società del lusso hanno iniziato a diminuire le stime sui profitti.
Il mercato immobiliare si sta riprendendo secondo i dati di Nomisma
L’osservatorio sul mercato immobiliare, gestito da Nomisma, parla di piccoli ma importanti segnali di ripresa del settore. Dopo anni di crisi estremamente dura e di compravendite diminuite in maniera vertiginosa, in questo periodo sembra che la tendenza alla stabilizzazione si stia imponendo per il mercato immobiliare, anche se i dati di crescita sono previsti per i prossimi anni. Secondo i dati, le compravendite in Italia sono ancora in calo, ma dell’8,3%, facendo quindi registrare una diminuzione decisa rispetto ai dati di flessione elevata registrata lo scorso anno nello stesso periodo. Infatti, nel 2012 il dato era di compravendite in calo del 25,8%.
Nomisma vede in questi dati una tendenza alla stabilizzazione del mercato immobiliare per effetto della probabile conclusione della spinta recessiva.
Le previsioni per il prossimo anno sono di una crescita delle compravendite che si dovrebbe aggirare attorno al 9%. Una situazione economica che lascia immaginare la continuazione dell’aggiustamento dei prezzi degli immobili, iniziato dopo la caduta delle compravendite e ancora in presente. La previsione è che il repricing continuerà per i prossimi due anni, anche se con una intensità sempre meno efficace.
I dati proposti da Nomisma, nello specifico, mostrano una diminuzione delle compravendite di immobili non residenziali del 7,1%, un risultato sensibilmente migliore del -24,1 fatto registrare l’anno scorso nello stesso mese.
I segnali del mercato immobiliare sono quindi una timida ripresa del quadro congiunturale e di una stabilizzazione. La stabilizzazione della domanda e dell’offerta e il fatto che il mercato si volge maggiormente verso le locazioni, soprattutto nelle città, sono aspetti che identificano la situazione.
Intesa Sanpaolo lancia i bond in euro a cinque anni
Il gruppo bancario Intesa Sanpaolo ha proposto oggi i bond in euro a cinque anni, con un rendimento stabilito a 195 punti base sopra il tasso midswab. Per l’obbligazione si registrano ordini oltre il miliardo di euro.
La scadenza è fissata in gennaio 2019 e durante la giornata di oggi sarà specificato il prezzo dell’obbligazione. Intesa Sanpaolo, che ha un rating che va dal BBB+ di Fitch al Baa2 di Moody’s, passando per il BBB di Standard & Poor’s, ha dato mandato per gestire l’operazione alle banche Imi, Morgan Stanley, Hsbc e Bnp Paribas.
L’emissione di bond a cinque anni in euro di oggi segue quella del 29 ottobre relativa sempre a bond a cinque anni, ma in dollari da 1,25 miliardi. I bond a cinque anni in dollari sono stati collocati con successo e il rendimento è del 3,88%.
Per Intesa Sanpaolo la priorità per il 2013 è il dividendo, come confermato da Gian Maria Gros-Pietro, presidente del consiglio di gestione. Si punta alla distribuzione di un dividendo di 5 centesimi per azione, ma c’è da attendere l’esito della revisione della qualità degli attivi ad opera della Banca Centrale Europea (Bce). Per gli analisti finanziari di Intermonte, è probabile il pagamento di un dividendo simile a quello dell’anno scorso, di 5 centesimi per azione, considerando la buona copertura dei crediti problematici e il livello alto del capitale. Inoltre, al momento non ci sono indicazioni di Bankitalia sulla possibilità di non pagare i dividendi. La solidità del gruppo Intesa Sanpaolo sembra garantire il pagamento del dividendo.
Quali azioni di borsa evitare secondo Morgan Stanley
Nel panorama borsistico europeo ci sono una serie di titoli che hanno corso troppo, presentando oggi valutazioni eccessivamente elevate rispetto al proprio fair value. Gli analisti finanziari di Morgan Stanley hanno compilato una lista di titoli giudicati sopravvalutati, in base alle attuali quotazioni espresse in borsa. La banca d’affari americana ha così elencato 10 titoli da vendere, sui quali è meglio prendere profitto o comunque stare alla larga. Nella lista di Morgan Stanley figurano anche due società italiane e poi azioni quotate a Londra, Parigi, Zurigo, Amsterdam e Helsinki.
Esito trimestrali Piazza Affari
La pubblicazione delle seconde trimestrali dell’anno è stata prevalentemente deludente per le principali società quotate a Piazza Affari. Il dato più rilevante nell’ondata di pubblicazioni delle ultime giornate di Borsa è infatti stato il radicale taglio del fatturato e – soprattutto – dell’utile netto, con la redditività delle attività societarie che è andata a dimezzarsi (o peggio) nella maggior parte dei settori.
Accordo fiscale Eni
Eni ha comunicato di aver siglato un accordo fiscale con il Mozambico all’interno di una maxi intesa collegata alla cessione della quota del 28,57% di Eni East Africa alla China National Petroleum Corporation. Stando al contenuto dell’accordo, il 23 agosto la società dovrà pagare 400 milioni di dollari; inoltre, dovrà impegnarsi a costruire una centrale da 75 Mw nella provincia di Cabo Delgado, a chiusura della procedura fiscale.
Trust nel mirino della Consob
Si stringe il cerchio intorno ai trust, le fiduciarie che spesso contribuiscono – rigorosamente offshore – a celare la vera natura degli azionsiti societari. Ebbene, la Consob, la commissione che vigila sui mercati azionari, sembra aver rotto gli indugi ed essere pronto a domandare maggiore trasparenza nei confronti di quegli azionisti che detengono partecipazioni rilevanti, ma dietro la schermatura dei trust.
Utile Eni in forte calo
L’amministratore delegato Paolo Scaroni ha commentato gli ultimi dati economico finanziari riportati da Eni, sottolineando come i risultati abbiano risentito in maniera considerevole del difficile contesto economico in Italia e in Europa, della riduzione di produzione in Libia e in Nigeria (a causa di interruzioni diffuse) e della caduta dei risultati di Saipem.
Investire in banche italiane secondo Jp Morgan
Gli esperti di Jp Morgan sono abbastanza cauti nel valutare positivamente il sistema bancario italiano, affermando tuttavia che Unicredit e altri istituti sono sostanzialmente in grado di raccogliere ottime sensazioni. Il broker ha in particolar modo previsto migliori spread sui depositi, ma altresì margini in flessione sui prestiti. Volumi in calo e potenziale ulteriore deterioramento della qualità degli asset sono le altre principali facce di un comparto creditizio tutt’altro che privo di rischi.
Eni redditività 2014-2015 attesa in calo da Nomura
La banca d’affari giapponese Nomura è preoccupata per la debole redditività di Eni, che ieri ha comunque chiuso la seduta di borsa in rialzo. A Piazza Affari le azioni del Cane a Sei Zampe hanno registrato un progresso dell’1,16% a 16,61 euro. I prezzi hanno toccato un top di giornata a 16,67 euro, salendo sui livelli più alti da oltre un mese. Nomura ha ridotto l’utile per azione (eps) per il 2014 a 1,36 euro dalla precedente stima di 1,65 euro. Giù anche la previsione per il 2015.
Rating Unicredit e Intesa Sanpaolo tagliati da S&P
Dopo che rating Italia tagliato a BBB da S&P dalla precedente valutazione di “BBB+”, l’agenzia di rating americana ha deciso di abbassare il giudizio sul merito di credito di una serie di banche, società finanziarie e altre aziende per riflettere maggiormente il maggior rischio sovrano. D’altronde, secondo S&P, ora l’Italia vale appena due livelli in più del giudizio “junk” (spazzatura), per cui necessariamente anche il rating di banche e compagnie assicurative deve essere adeguato. A cadere sotto la scure di S&P ci sono anche i big bancari Unicredit e Intesa Sanpaolo.
Generali colloca 15,5 milioni di azioni proprie a 13,95€
Generali Assicurazioni ha effettuato il collocamento di 15.535.601 azioni proprie, pari a circa l’1% del capitale, presso investitori istituzionali e attraverso il meccanismo di bookbuilding accelerato. I titoli del gruppo del Leone di Trieste sono stati emessi a un prezzo di 13,95 euro. Il trasferimento dei titoli avverrà lunedì 15 luglio. Nello stesso giorno ci sarà anche il pagamento del corrispettivo, pari a circa 216,7 milioni di euro. Grazie a questa transazione l’indice Solvency I aumenterà dell’1,2%. L’obiettivo è supportare l’operazione di acquisto del 100% di Generali Deutschland Holding.
Telecom dice no all’integrazione con 3 Italia
Telecom Italia ha dichiarato che al momento non vi sarebbero gli elementi necessari per avviare un negoziato con Hutchison Whampoa in merito alla possibile operazione di integrazione con 3 Italia. Ad affermarlo è lo stesso consiglio di amministrazione del gruppo tlc tricolore, che in una nota diffusa agli stakeholders ha precisato come “in base alla relazione del management sulla conclusione del confronto con la controparte, il cda ha preso atto che, allo stato, non ci sono gli elementi necessari per avviare un negoziato”.