Nelle ultime settimane il settore delle materie prime ha sperimentato pesanti flessioni, per un investimento in commodity deludente nel primo trimestre 2013. Le motivazioni alla base di questo andamento negativo psosono essere ricondotte alle aspettative di rallentamento economico, soprattutto dei due giganti Stati Uniti e Cina, e alla minore avversione al rischio degli investitori internazionali. Tra le materie prime maggiormente sotto pressione c’è l’oro, che qualche giorno fa ha evidenziato il peggior calo dal 1983 spingendosi fino a 1.321 dollari l’oncia.
Commodities
Consigli per investire in commodity nel 2013 da Barclays
Il settore delle commodity ha registrato pesanti cali negli ultimi giorni, favoriti soprattutto dal deludente dato sul pil cinese nel primo trimestre dell’anno e dal rallentamento dell’attività manifatturiera nell’area di New York, con l’indice Empire State Manufacturing sceso sui minimi di gennaio. La crescita pil cinese deludente influenza borse e materie prime, tra le quali spicca il clamoroso tonfo dell’oro. La banca d’affari britannica Barclays ha messo sotto osservazione il settore delle commodity, privilegiando il focus su 7 materie prime: petrolio, gas, oro, argento, platino, palladio e nickel.
Investimento in commodity deludente nel primo trimestre 2013
Le materie prime (commodity) non si sono dimostrate un buon investimento nel primo trimestre del 2013, nonostante le premesse a inizio anno erano per un decisa ripresa di questa asset class grazie alle aspettative di forte rialzo dei mercati azionari. L’indice settoriale Dj-Ubs ha perso l’1,1%, evidenziando il risultato peggiore degli ultimi tre anni. Fa da contraltare il balzo di Wall Street, cresciuta quasi del 10% con gli indici azionari Dow Jones e S&P500 sui massimi storici. La correlazione positiva tra equity e commodity è terminata.
Petrolio Brent ai minimi da 8 mesi sotto 104$
Dopo la pubblicazione dei deludenti dati sul mercato del lavoro negli Stati Uniti, diffuso venerdì scorso, il trend ribassista del petrolio Brent ha sperimentato una brusca accelerazione con discesa fin sotto 104 dollari al barile. Le quotazioni del greggio sono così tornate sui minimi più bassi da oltre 8 mesi. A questo punto, considerando la forza della discesa dei prezzi, non si può escludere che nel breve termine possa avvenire uno strappo decisivo dei prezzi fino a 100 dollari al barile.
Investire sui mercati emergenti – aprile 2013
Negli ultimi anni l’investimento nei mercati emergenti ha potuto garantire qualche gradita sorpresa ai risparmiatori italiani. Una tendenza che potrebbe continuare anche nei prossimi anni, visto e considerato che – sostengono i principali analisti finanziari di mezzo mondo – i mercati emergenti conquisteranno maggiore importanza planetaria, soddisfacendo le attese di rendimento.
In deciso calo le scorte di caffè dell’Indonesia
Le spedizioni di caffè dall’Indonesia, più precisamente dall’isola di Sumatra (nella parte meridionale del paese asiatico), sono calate di ben quaranta punti percentuali nel corso del mese di marzo. La performance negativa in questione è dovuta soprattutto al fatto che le scorte sono esaurite, non certo un evento da trascurare, visto che si sta parlando della principale regione per quel che riguarda le coltivazioni della commodity in quello che è il terzo produttore al mondo (vedi anche In calo la produzione di caffè robusta del Vietnam).
Terzo rialzo consecutivo per i futures sul cacao
È il terzo giorno di fila che il cacao si rende protagonista di un rialzo, sia a Londra che a New York: i guadagni in questione potrebbero ora trovare un tetto nel momento in cui il Ghana sarà costretto a vendere un numero maggiore di semi. Allo stesso tempo, il caffè qualità robusta è risultato in ribasso per in quinto giorno consecutivo (vedi anche Soft commodities: zucchero e caffè in calo a New York). Nel dettaglio, il cacao ha beneficiato soprattutto della speculazione che ha fatto lievitare verso l’alto gli acquisti, visto che il mercato in questione viene ancora considerato piuttosto leggero.
Investire in commodity nel 2013 secondo Schroders Italia
L’asset class delle commodity ha perso l’appeal evidenziato negli ultimi anni, ma di certo le opportunità non mancano. Secondo Mario Spreafico, direttore investimenti di Schroders Italia, è giusto inquadrare il settore delle materie prime distinguendo nettamente le prospettive tra il breve termine e il lungo periodo. Spreafico è convinto che “lo scenario vada ulteriormente frazionato tra le diverse materie prime”. Le opportunità ci sono, ma non sempre sono semplici da individuare e da gestire. L’esperto consiglia l’investimento in commodity soltanto a coloro che hanno un profilo di rischio medio-alto.
Sesto calo consecutivo per i futures sui semi di soia
I semi di soia hanno fatto registrare un ribasso per la sesta sessione consecutiva presso il Chicago Board of Trade (vedi anche Futures sui semi di soia in rialzo a Chicago): il motivo di questa performance negativa va ricercato sicuramente nell’ultimo report economico che riguarda la Cina, primo consumatore al mondo per quel che concerne la commodity alimentare. In effetti, l’ex Impero Celeste ha provveduto a cancellare quasi due milioni di tonnellate di scorte dal Brasile, a causa di alcuni problemi relativi al trasporto.
In calo la produzione di caffè robusta del Vietnam
Il raccolto di caffè del Vietnam, maggior grossista al mondo della qualità robusta (quella utilizzata dal colosso svizzero Nestlè per i suoi instant drink), potrebbe scendere fino al suo livello più basso degli ultimi otto anni: il motivo consiste nella siccità che ha colpito le zone più importanti in questo senso della nazione asiatica, un fenomeno che ha provocato un forte aumento dei prezzi, come non avveniva dal 2011 per la precisione (vedi anche Futures: caffè robusta in deciso rialzo a Londra). La produzione della commodity alimentare è destinata a scendere di oltre trenta punti percentuali, almeno fino a un milione di tonnellate.
Soft commodities: zucchero e caffè in calo a New York
Lo zucchero è calato quest’oggi a New York prima di raggiugere quello che ha rappresentato con tutta probabilità il livello più basso in assoluto per il futures collegato alle spedizioni di marzo dal 2006 (vedi anche Futures: zucchero e cacao in rialzo a New York). Allo stesso tempo, gli strumenti collegati al caffè qualità arabica sono risultati in ribasso. Per la precisione, lo zucchero grezzo spedito contro i futures ormai estinti del mese di marzo iniziato oggi andrà probabilmente a totalizzare un importo compreso tra le 150mila e le 155mila tonnellate, il quantitativo più basso da quasi sette anni a questa parte.
Futures sui semi di soia in rialzo a Chicago
Semi di soia in grande spolvero ieri al Chicago Board of Trade: la commodity alimentare è stata infatti protagonista del terzo rialzo consecutivo, una performance che le ha consentito di raggiungere il suo livello più alto da oltre una settimana (vedi anche Commodities: gran rialzo dei futures sui semi di soia). Tutto ciò è stato senza dubbio agevolato dalla forte domanda proveniente dalla Cina, vale a dire il paese che rappresenta il maggior acquirente al mondo di tali semi. C’è comunque ancora da tenere in considerazione la minaccia che incombe sui raccolti argentini a causa del clima eccessivamente secco.
Commodity non più correlate con azionario nel 2013
Le materie prime sono un asset che negli ultimi 5 anni è andato a braccetto con l’andamento dei mercati azionari, tranne che per qualche breve fase di decorrelazione. Infatti, le commodity – dopo il boom di inizio Duemila – sono state sempre più inquadrate come un asset rischioso, da acquistare nei momenti di maggiore euforia sui mercati internazionali oppure nelle fasi di crescita economica. Questo connubio azionario-commodity è durato dal 2008 al 2012, anche se ciò non vuol dire che possa tornare in futuro.
Commodities: la situazione al limite della carne bovina
Le mandrie bovine americane sono destinate a calare fino ai livelli più bassi degli ultimi sessantuno anni: è una notizia che vale la pena approfondire, in quanto si sta parlando del primo paese al mondo per quel che riguarda la produzione di manzo. Il motivo di questo declino così consistente va ricercato nel fatto che i danni ai pascoli che si sono registrati in diversi Stati, dal Texas al Nebraska. Gli eventi in questione hanno di fatto aumentato i costi dell’alimentazione animale. Lo scorso 1° gennaio, nel dettaglio, i terreni a pascolo negli States contavano circa 88,92 milioni di capi bovini, circa il 2% in meno rispetto a un ano primo e il dato più basso in assoluto dal 1952.