Dove investire dopo l’aumento della tassa sul capital gain

Cosa fare con i propri investimenti ora che è entrata a regime la tassazione sulle rendite finanziarie salita dal 20 al 26%? Vediamo alcuni consigli.

A partire da luglio è entrato in vigore l’aumento della tassazione sulle rendite finanziarie voluta dal governo Renzi che ha portato ad una crescita dell’aliquota dal 20 al 26% andando ad intaccare  tutti gli strumenti finanziari, azioni, obbligazioni, Etf, fondi di investimento, conti correnti, conti deposito, conti postali, e da cui sono esenti solo i Titoli di Stato e i fondi pensione. Tutto questo rappresenta un vero e proprio dilemma, quindi, per gli investitori che in questo periodo stanno continuando a chiedersi  quale potrebbe essere la mossa migliore da fare per riuscire a mantenere al sicuro i propri investimenti senza dover pagarci su troppe tasse.

Conti correnti, le offerte a canone e spese zero

Provando a fare un esempio pratico si può vedere che su un investimento di 25 euro in azioni che è destinato adare un guadagno ipotetico del 6% annuo, pari quindi a 1.500 euro, la nuova aliquota al 26% farà sì che venga imposto un prelievo fiscale pari a 390 euro a fronte dei 300 euro che si sarebbero pagati con l’aliquota attuale del 20%. A questi poi devono essere sommati 100 euro di imposta di bollo sui conti titoli al 0,2%.

Per evitare di trovarsi nella tassazione più alta, gli investitori possono optare per la vendita dei titoli, se è stata già conseguita un’interessante plusvalenza, oppure si può utilizzare l’affrancamento, che dà la possibilità di pagare il 20% sui guadagni maturati fino al 30 giugno e il 26% soltanto sui guadagni maturati a partire dal primo luglio.

 

Dove conviene investire con i tassi bassi

Dopo che la Bce ha ancora abbassato i tassi di interesse, diminuiscono i tassi di rendimento di conti deposito e Btp e sembra che sia più conveniente investire in azioni e obbligazioni. Stando a quanto riportato da CorrierEconomia, secondo i fund manager e i grandi investitori internazionali dopo la mossa di rilancio monetario fatta dalla Bce e con i nuovi scenari di crescita degli utili aziendali nell’eurozona, sarebbe più opportuno optare per i comparti difensivi come le telecom, i farmaceutici, e il largo consumo, o le costruzioni (Lafarge, HeidelbergCement), l’hi tech (STMicroelectronics, Eurotech), i media (WPP, Mediaset) gli industriali (Cnh, Gefran) i finanziari (Unicredit).

Rendimenti garantiti dei conti deposito, aumentano i costi

Sono  titoli e settori che da gennaio hanno dato buone performance e che, come spiega Nicola Esposito, responsabile investimenti di Tendercapital, società indipendente di gestione del risparmio con sedi a Milano, Lugano e Londra, “potrebbero subire una ulteriore spinta, con rialzi medi compresi fra il 10 e il 15%, se la ripresa si consoliderà e se il cambio dollaro/ euro comincerà a scendere verso un target di 1,28 (oggi 1,35) che è il possibile obiettivo di fine anno dopo la manovra della Bce”.

Mislav Matejka, strategist azionario di JP Morgan Cazenove, dice : “Rispetto alle stime di inizio anno, che ipotizzavano per l’eurozona una crescita degli utili del 13% nel 2014, le continue revisioni al ribasso hanno portato le attese di aumento dei profitti all’attuale livello del 7%. Mala media non dice tutto. Infatti mentre le stime sui profitti a 12 mesi dei comparti difensivi sono scesi in media del 3,6%, nei settori ciclici sono salite del 2,1% rispetto ai valori ipotizzati a inizio anno”.

 

 

L’Argentina a rischio di nuovo default

La Corte Suprema americana ha respinto l’appello di Buenos Aires confermando la sentenza precedente che obbliga al pagamento di 1,3 miliardi di dollari agli hedge fund titolari di bond andati in default. Eha stabilito inoltre che i possessori di bond possono far ricorso alle corti americane per costringere l’Argentina a dire dove controlla proprietà nel mondo per facilitare il recupero dei fondi.

La decisione americana, ha fatto salire lo spread dei titoli di Stato argentini a 800 e i credit default swap argentini a 1.788. A preoccupare è un eventuale “default tecnico” del Paese, che il 30 giugno ha la scadenza del pagamento ai possessori di bond con scadenza 2033 che hanno aderito al concambio.

Su quali investimenti non si paga la tassa sulle rendite finanziarie

Buenos Aires ha fatto sapere di non poter far fronte né a tale pagamento nè a quello degli hedge fund, paventando lo spettro di un default. Nella spiegazione delle sue motivazioni alla corte, l’Argentina ha avvisato che in caso di bocciatura dell’appello il rischio sarebbe stato di un nuovo default con possibili “dure conseguenze per milioni di argentini”.

Ma i rischi – ha minacciato l’Argentina – potrebbero anche andare oltre i confini del paese, minacciando i mercati internazionali e intralciando il processo di ristrutturazione del debito. La Corte Suprema americana respingendo il caso e senza pubblicare commenti, ha confermato la precedente sentenza: l’Argentina non può proseguire con i pagamenti sul suo debito ristrutturato salvo che non paghi gli hedge fund che hanno rifiutato l’offerta di concambio con gli 1,3 miliardi di dollari che spettano loro. Fra gli hedge fund ad attendere l’assegno dell’Argentina ci sono Aurelius Capital Management ed Elliott Management.

 

Investire nella nuda proprietà

La nuda proprietà viene vista sempre più come una buona opportunità di investimento. Questo e’ quel che pensa la maggior parte delle persone che acquistano un immobile in questo modo stando a quanto riscontrato da un’indagine svolta dall’ufficio studi Tecnocasa. L’ufficio studi Tecnocasa ha convogliato lo studio sulle nude proprieta’, per capire chi predilige acquistare casa in questo modo e quali sono le motivazioni di fondo che spingono a tale scelta. Stando ai numeri raccolti, nel 71,5% dei casi chi opta per la nuda proprieta’ ha un’eta’ compresa tra i 35 e i 64 anni e spesso porta a termine la transazione per garantire una casa ai figli.

Più del 70% degli acquisti di nuda proprieta’, in effetti, troverebbe motivazioni nella volonta’ di effettuare in questo modo un investimento a lungo termine, mentre percentuali non essenziali sono quelle che interessano gli acquisti di prime case (25,8%) e case per vacanze (3,2%).

Vendere la Nuda Proprietà, un fenomeno in crescita

Interessanti anche i risultati degli studi  per quel che riguarda le motivazioni che spingono invece a vendere la nuda proprieta’ del proprio immobile. almeno la meta’ dei venditori (46,8%) e’ spinto dal bisogno di liquidita’ (volonta’ di conservare il tenore di vita, volonta’ di aiutare i figli nell’acquisto dell’abitazione); nel 37,8% dei casi invece è interesse di portare migliorie alla propria qualita’ abitativa e l’8,1% dei venditori e’ spinto a tale scelta dal mutamento della propria struttura familiare.

Il maggior numero di transazioni di unita’ abitative in nuda proprieta’ interessa i trilocali (30,8%), seguiti dai bilocali (29,2%) e dagli appartamenti di quattro locali (16,9%).

 

 

La composizione del portafoglio con i tassi bassi della Bce

Non si può più pensare di avere rendimenti senza mettere in conto un po’ di rischio. E’ questo il nuovo scenario che si delinea per gli investitori europei dopo il taglio dei tassi Bce a 0,15%. Bisognerà attuare strategie più azzardate per ottenere un po’ di guadagno.

Le decisioni non sono facili, vista anche la difficile congiuntura economica in Europa e le incertezze su una forte ripresa, soprattutto per l’Italia. Le obbligazioni e i titoli di Stato dell’Italia preferiti da molti investitori italiani con i tassi così bassi saranno in calo. Le cedole sopra a un buon 4% sono per 30 anni e il rischio sovrano per periodi così lunghi torna di nuovo tutto in primo piano.

Il funzionamento della tassazione sulle rendite finanziarie

All’estero «Un’idea può essere quella di scendere nella qualità creditizia e puntare su scadenze bassissime – dice Fabrizio Biondo, gestore del fondo Lemanik Value Opportunities – Da anni insistiamo su orizzonti sotto i 18 mesi e una vita media di portafoglio tra i 4 e i 9 mesi con bond di 35 Paesi. E’ una strada che negli ultimi 7 anni ha generato 3 punti netti sopra il tasso Libor con una volatilità annua intorno all’1%».

Gli esperti consigliano ancora di tenere un 15% di azioni in portafoglio. «Meglio andare con i piedi di piombo e guardare a titoli di società che hanno un business prevedibile e di tipo continuativo che sono poco sensibili al ciclo – suggerisce Piergiacomo Braganti, responsabile investimenti di Banca Albertini Syz -. Riscoprirei le utilities e anche le multi utilities locali. Tra le grandi punterei su Snam e Terna che sono i migliori esempi in questa categoria».

 

 

Su quali investimenti non si paga la tassa sulle rendite finanziarie

Mercoledì 18 giugno, con il Dl Irpef diventato ufficialmente legge è diventato ufficiale anche l’aumento della tassazione sulle rendite finanziarie che passa dal 20 al 26%. Sarà in vigore dal prossimo primo luglio e andrà a coprire le detrazioni Irap per le imprese. Questo  aumento interessa tutti i prodotti finanziari, dalle obbligazione, ad azioni, Etf, fondi comuni, conti deposito, conti correnti, conti postali, ad eccezione dei fondi pensione e dei titoli di Stato per i quali la tassazione rimane al 12,50% .

Il funzionamento della tassazione sulle rendite finanziarie

Per quel che riguarda i fondi pensione, sale, soltanto per il 2014, dello 0,5%, andando così dall’11% all’11,5%, l’aliquota sui fondi pensione complementari, al fine di creare un credito d’imposta per le casse di previdenza private o privatizzate, in attesa che ci sia una nuova organizzazione della tassazione dei redditi degli enti previdenziali, per attenuare l’effetto dell’aumento dell’aliquota dal 20 al 26% sulle plusvalenze. Stando  alle stime, la misura dovrebbe far incassare per il 2014 588 milioni e circa 3 miliardi nel 2015, mentre secondo i calcoli della Cgia di Mestre, per un conto corrente medio l’aumento sarà di circa 1 euro all’anno.

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Con l’aumento della tassa sulle rendite finanziarie, a ‘pagare’ saranno tutti i risparmiatori: si andrà da un minimo di 9,6 euro annui per le rendite più basse, per giungere a 635,90 per gli importi alti. Quindi  per investire, senza pagare troppo, meglio allora dal prossimo mese di luglio optare per titoli di Stato e Buoni fruttiferi postali (Bfp) per i quali la tassazione resta al 12,5%.

 

 

PayPal, un metodo diverso di pagamento non solo su internet

Uno degli strumenti alternativi alle carte di credito che può essere usato nel mondo degli acquisti online è PayPal, il conto virtuale che consente di utilizzare il denaro a disposizione per effettuare pagamenti su internet in tutta sicurezza e comodità.

PayPal può essere infatti usato attraverso qualsiasi pc, smatphone, tablet o altro device che si abbia a disposizione, purché l’esercente dello shop dove si desidera comprare lo accetti come sistema di pagamento. PayPal, tuttavia, viene oggi accettato come sistema di pagamento in 193 nazioni del mondo e consente di effettuare transazioni in 26 diverse valute. La circostanza che non venga accettato è quindi molto remota.

Per usare PayPal è necessario in primo luogo aprire un proprio conto online, per il quale sarà necessario disporre solo di una email, che sarà quella che verrà richiesta anche al momento del pagamento. Si dovrà poi scegliere una propria password personale da inserire per autorizzare le transazioni.

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Si dovrà poi scegliere come ricaricare il proprio conto PayPal. Si potrà infatti decidere se associare al conto corrente online una o più carte di credito già in proprio possesso oppure se ricaricare il conto con un altro sistema. La giacenza disponibile sulle carte, quindi, diventerà la giacenza disponibile anche sul conto.

Per i pagamenti si dovrà però utilizzare soltanto email e password, senza la necessità si comunicare i propri dati personali e sensibili a terze persone. Questo conto, inoltre, può essere utilizzato non solo per effettuare pagamenti e inviare denaro, ma anche per riceverlo, ed è quindi molto usato da chi vende online. Uno dei siti internet sui cui PayPal è da tempo utilizzato è infatti eBay.

Il funzionamento della tassazione sulle rendite finanziarie

Ormai è noto che la tassa sulle rendite finanziarie è stata ufficialmente aumentata, ed è pronta ad entrare  in vigore dal primo luglio. L’aliquota sulla tassazione delle rendite finanziarie, è passata dal 20 al 26%. Questa nuova tassazione andrà a incidere su tutti i prodotti finanziari, su azioni, su obbligazioni, su conti deposito, su conti correnti, su fondi di investimenti, su conti postali, con la sola  eccezione di Bot e Btp, su cui rimarrà l’aliquota al 12,5% e fondi pensioni, su cui invece resta l’aliquota all’11%. Al fine di evitare che si verifichino vendite in massa nei giorni precedenti l’entrata in vigore delle nuove aliquote, il governo ha pensato al sistema cosiddetto dell’affrancamento per dare in questo modo una via d’uscita ai risparmiatori italiani.

Tassa sulle rendite finanziarie al 20%. Titoli di Stato esclusi

Se verrà scelto l’affrancamento, il contribuente avrà la possibilità di scegliere che cosa è più conveniente fare e avrà la possibilità di decidere se assoggettare le plusvalenze all’imposta del 20%, mentre per il periodo successivo il nuovo valore di carico di azioni, obbligazioni ecc. sarà uguale a quello che il mercato ha rilevato al 30 giugno 2014. Il termine ultimo per l’operazione di affrancamento è previsto per il 30 settembre 2014, per cui chi arriva a ridosso della scadenza sarà soggetto alla nuova aliquota del 26% sul plusvalore.

Se, quindi, entro il prossimo 30 settembre l’investitore non dovesse decidere per l’affrancamento, nei prossimi mesi sarà soggetto al pagamento di una tassa retroattiva sui guadagni passati, tenendo conto che l’aliquota al 26% colpisce anche i guadagni maturati gli anni scorsi.

 

Prestiti personali, come ottenerlo senza busta paga

Sono in aumento le richieste di prestiti personali in questo momento di crisi che l’Italia sta attraversando, prestiti spesso rivolti a sostenere le spese di tutti i giorni, e fra quelli che li richiedono sono tanti ad essere senza busta paga. Di solito, tale tipologia di prestito viene richiesto dai giovani per far fronte a piccole o grandi spese impreviste. Di solito, nel momento in cui si richiede un prestito in banca, viene chiesta la busta paga come garanzia di pagamento per constatare il reddito dell’ eventuale cliente. Se non si è in possesso della busta paga da lavoro, è quasi impossibile ottenere un prestito. Ma non del tutto.

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Per richiedere e avere un prestito senza busta paga ci si può muovere con l’ipoteca su immobile di proprietà: chi infatti ha un immobile di proprietà potrebbe ipotecarlo a garanzia del prestito, in modo tale che nell’evenienza di insolvenza la banca potrebbe rifarsi sulla casa ipotecata per recuperare il credito restante. Nel caso in cui l’immobile di proprietà sia in affitto, il canone mensile di locazione potrebbe essere una garanzia sufficiente per la banca, poiché rappresenta un’entrata costante e dimostrabile.

Altra via, quella di affidarsi ad un garante, una persona che cioè potrà dare garanzie per chi richiede il prestito e non ha una busta paga e che, in caso di mancato pagamento, potrà coprire l’importo dovuto. I prestiti personali senza busta paga, in ogni caso, prevedono cifre che di solito non superano i 5000 euro e che durano circa 24 mesi.

 

I migliori prestiti personali senza garanzie aggiuntive

Le diverse offerte di prestiti personali che non hanno bisogno di buste paga come garanzie: proposte, tassi, e quale scegliere. Banche e finanziarie stanno proponendo nuove offerte di prestito personale indirizzate ai lavoratori atipici o agli studenti che hanno bisogno di liquidità ma che non possono offrire garanzia di rimborso o rivalsa da parte della banca in caso di insolvenza.

Buoni fruttiferi postali, un investimento per il lungo periodo a interessi crescenti

Tra le migliori proposte c’è quella Poste Italiane, che propone  Special Cash Postepay, prestito che può essere richiesto da tutti i titolari di carta Postepay per la richiesta di una somma compresa tra 750 e 1.500 euro direttamente sulla carta. La restituzione della somma richiesta avviene in 15, 20 e 24 mesi a tassi vantaggiosi. Per una richiesta di 750 euro, il rimborso sarà di 850,50 con tan fisso  allo 0% e taeg al 18,21% e una rata di 54,50 euro; se si richiedono 1000 euro, l’importo totale da restituire sarà di 1.138, sempre con tan fisso e taeg al 16,51%.

Prestiti personali, quali banche offrono le migliori condizioni

Unicredit offre Creditexpress Giovani, a tasso fisso, che permette, ai giovani, di ottenere un prestito da 600 a 5.000 euro, anche senza garanzie, da restituire in un periodo tra otto e 36 mesi. Questo prestito non ha spese d’istruttoria ed è finalizzato al pagamento delle spese scolastiche o accademiche.

Findomestic  propone soluzioni vantaggiose in base alle esigenze; si inizia dal finanziamento ‘altri progetti’ che eroga un importo di 14.000 euro con un Tan ed un Taeg fissi del 7,58 e del 7,85%. Dopo aver saldato le prime sei rate, si può decidere di cambiare la somma di pagamento, aumentandola o diminuendola. Il premio cambierà in base alla durata del finanziamento.

Carte di credito flessibili, la possibilità di rimborso rateale

Le carte di credito flessibili sono strumenti finanziari che mettono a disposizione del cliente una determinata somma di denaro che questi può spendere per qualunque tipo di acquisto e in qualunque momento, rimborsandola attraverso rate mensili o in un’unica soluzione a fine mese. La modalità di rimborso viene concordata al momento della stipula del contratto.

Nel dettaglio, nel momento in cui viene rilasciata una carta di credito viene concesso al titolare un fido da utilizzare per acquisti o prelievi. La parte della somma spesa nell’arco del mese verrà poi ripristinata mediante i rimborsi effettuati secondo la modalità concordata.

Il vantaggio di questa particolare tipologia di carte di credito è dato soprattutto dalla flessibilità delle modalità di rimborso, in quanto è possibile scegliere mensilmente l’importo della rata da pagare, inoltre è possibile rimborsare l’intera cifra dovuta in qualunque momento. Tuttavia, trattandosi di un fido, viene applicato un tasso di interesse.

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I vantaggi rispetto ai tradizionali prestiti personali sono molteplici. A differenza di un prestito finalizzato, infatti, la somma messa a disposizione del cliente può essere utilizzata per qualunque tipo di acquisto. Inoltre si ha sempre a disposizione una somma di denaro, il cui ammontare è ripetutamente ripristinato attraverso i rimborsi, per cui non è necessario chiedere ogni volta un nuovo prestito, avviare una nuova pratica e attendere l’erogazione.

Nello scegliere la carta revolving più adatta alle proprie esigenze occorre valutare una serie di fattori, tra cui il tetto massimo di spesa fissato, le spese e le commissioni connesse alla carta, il tasso d’interesse applicato e le modalità di rimborso.

Tra le società finanziarie che rilasciano questo tipo di carte di credito figura Agos Ducato, che offre una vasta gamma di carte di credito flessibili utilizzabili per qualunque tipo di acquisto.

 

 

Buoni Fruttiferi Postali, le nuove emissioni e i rendimenti

Fa parte delle nuove emissioni il Buoni Fruttiferi Postali Diciottomesi, serie D51, titolo di risparmio a 18 mesi con interessi variabili pagati a scadenza di ciascuno dei 3 semestri e tassi pari allo 0,25% alla fine del primo semestre, allo 0,37% alla fine del secondo e allo 0,42% alla fine del terzo semestre.

I Buoni Fruttiferi Postali  Renditalia, serie R13, con durata triennale, con interessi liquidati alle fine di ogni anno, e tasso identico al rendimento dei Bot semestrali emessi il mese precedente il semestre in questione più uno spread fisso dello 0,15%.

>Buoni fruttiferi postali, un investimento per il lungo periodo a interessi crescenti
Buoni Fruttiferi Postali 7 insieme, serie S27, investimento con durata settennale che dà un interesse del 2,00% sul capitale versato dal primo al sesto anno e alla fine del settimo anno permette il riscatto del capitale restante cui va aggiunto un tasso di rendimento annuo pari all’1,76% netto (2% lordo) in calo dall’1,91% netto di marzo.

Il Buoni Fruttiferi Postali  3×4, serie T30, durata di 12 anni, con un rendimento effettivo annuo lordo liquidato a un tasso dell’1% alla fine del primo triennio, dell’1,40% alla fine del secondo, dell’1,80 % alla fine del terzo e del 2,30% alla scadenza;
Buoni Fruttiferi Postali Ordinari, serie C14, di 20 anni con interessi annui crescenti: dallo 0,25% lordo del primo anno al 2,38% dell’ultimo, in calo dal 2,77% lordo della precedente serie.
Buoni Fruttiferi Postali Indicizzati all’Inflazione Italiana, serie J46, di durata decennale che danno un di interesse annuo lordo pari allo 0,50%, più il recupero del tasso d’inflazione annuo calcolato dall’Istat. Diversi i rendimenti anche a seconda della tipologia di Buoni Fruttiferi Postali che si scelgono e sono tante le nuove emissioni del 2014

 

Rinegoziare mutuo, è boom con la discesa dello spread

Se si vuole cambiare mutuo senza cambiare banca è possibile rinegoziare il proprio mutuo. È un vantaggio che può essere usato per avere dei benefici rispetto alle condizioni della prima stipula del mutuo.

Se la banca non vuole rinegoziare il mutuo, la cui natura esige il consenso anche della banca mutuante, il debitore può rivolgersi ad un altro istituto di credito che potrebbe soddisfare le sue diverse esigenze economico-contrattuali.

I migliori mutui di maggio a tasso variabile

In questo momento si sta avendo un vero e proprio boom di richieste di rinegoziazione dei mutui, motivati principalmente dal fatto che le condizioni che si stanno delineando stanno, facendo nascere offerte sicuramente più convenienti rispetto alle antecedenti.
Stando ad un’indagine fatta sui dati del sito specializzato Mutui.It, le domande di rinegoziazione hanno raggiunto il 13,7% delle domande totali di mutuo. Il motivo è che gli italiani chiedono un cambio del mutuo per i tassi più convenienti garantiti dal ridimensionamento dello spread. Si continuano, comunque, a privilegiare i tassi variabili, dal momento che le prospettive sono di mantenimento di tassi bassi per un lungo periodo di tempo.

Facendo una statistica, oggi i migliori mutui a tasso variabile risultano essere mutuo a tasso variabile Trasformamutuo BNL del gruppo BNL- BNP Paribas, che dà un TAEG pari al 2,93%; il mutuo a tasso variabile Hello Bank! di BNL- BNP Paribas, che dà un TAEG pari al 2,93% con zero spese di istruttoria; e il mutuo a tasso variabile IW Mutuo a tasso variabile di IW Bank, che offre un TAEG pari al 3%.

 

Quali sono i vantaggi che offre un investimento in CTz

CTz è un acronimo usato per indicare i Certificati del Tesoro zero coupon, che vuol dire, insomma, che hanno una cedola pari a zero euro. Cosa ci sarebbe dunque di vantaggioso nell’usare questi strumenti per investire il proprio denaro? Per rispondere alla domanda introduciamo l’argomento e spieghiamo le caratteristiche del prodotto.I Certificati del Tesoro zero coupon resistono sul mercato dal 1995 e sono caratterizzati dall’assenza della cedola periodica. La loro durata è molto breve, vanno dai 18 ai 24 mesi e il taglio minimo proposto è di mille euro.

Come scegliere le scadenze migliori tra Bot, Ctz e Btp

Il loro scopo è quello di finanziare il debito pubblico e infatti l’emissione di questi certificati è a cura del governo. La loro scadenza, tanto per essere chiari, coincide sempre con un giorno lavorativo, ma quanto alla durata, questa può variare, visto che i CTz possono essere riaperti e può essere ridotta la durata originaria del titolo.

Titoli di Stato: nuova asta Bot e CTZ del 25 Novembre 2011

I Certificati del Tesoro, di norma, sono emessi nelle aste marginali e sul loro rendimento si paga un’imposta sostitutiva del 12,5 per cento esattamente come i BoT, calcolata sullo scarto di emissione. Rispetto ai Bot la ritenuta non è pagata al momento dell’emissione del titolo ma alla scadenza dello stesso, quindi il prezzo del rimborso è ridotto in misura dell’imposta sostitutiva.

Quali sono le migliori scadenze? Per prima cosa  se si vuole evitare di essere soggetti alla volatilità dei mercati bisogna scegliere i titoli di stato con scadenza brevi. Questi titoli offrono maggiore sicurezza, soprattutto per ciò che concerne il rischio sovrano. Infatti, se la crisi dell’euro e/o dei debiti pubblici dovesse peggiorare nuovamente, magari a causa di un fallimento degli accordi tra i leader dell’UE-17, soltanto le scadenze brevi allontanerebbero guai peggiori.