La caduta del rame a New York e Londra è stata tanto fragorosa quanto inattesa. Solamente pochi giorni fa, infatti, la commodity era riuscita a far registrare performance importanti, invece l’ultima settimana è stata contrassegnata da un declino che non veniva conseguito da almeno due settimane: in particolare, il calo è stato provocato dal rapporto statunitense sull’occupazione, con gli stipendi degli americani che sono cresciuti meno di quanto ci si aspettasse a giugno. Come si collegano questi due eventi? I datori di lavoro statunitensi hanno aumentato di 18mila unità la forza lavoro in questione, il dato più basso da ottobre scorso; di conseguenza, il tasso di disoccupazione ha subito un incremento a dir poco inatteso, come messo in luce chiaramente dal Dipartimento del Lavoro. Gli economisti si aspettavano un rialzo molto più consistente, ben 105mila lavoratori, e questo è stato un vero danno per gli Stati Uniti, maggior consumatore di rame dopo la Cina.
Metalli Peziosi
Metalli preziosi: Bank of America propone l’Invest Bond Oro
Bank of America Merrill Lynch, una delle più celebri banche statunitensi, si è segnalata in questi ultimi giorni per una emissione piuttosto interessante: in effetti, l’istituto americano ha scelto il Domestic Mot della nostra borsa per lanciare un bond bancario, per la precisione l’Invest Bond Tm Oro, prodotto finanziario che, come si evince agevolmente dal nome, punta sulle quotazioni del prezioso metallo e mette a disposizione una cedola che è pari ogni anno al 5%. Ovviamente, un rendimento così alto non può che attirare l’attenzione di chi intende guadagnare qualcosa, ma si tratta davvero di un ritorno economico così consistente?
Compravendita oro: Federconsumatori, attenzione ai raggiri
In questo periodo, come si è dimostrato più volte, il potere d’acquisto delle famiglie è in persistente calo, e di conseguenza diminuisce anche la fiducia e il benessere dei cittadini. Le famiglie stanno tagliando sui consumi, sulle vacanze, ed in generale anche sulla spesa alimentare, cosa gravissima. E si riduce fortemente, di conseguenza, anche il risparmio; però la cosa strana è che, nello stesso tempo, non ha mai subito la crisi il gioco, dalle schedine alle scommesse e passando per il Superenalotto. Oltre a questo fenomeno, in accordo con quanto riportato dalla Federconsumatori, dilaga, a macchia d’olio, anche quello dei cosiddetti negozi “compro oro”, cui le famiglie, ridotte letteralmente alla canna del gas, fanno sempre più ricorso.
Etf o Etn? Gli investitori divisi sulla quotazione di NewGold
Molti investitori si trovano spesso ad avere a che fare con dubbi di interpretazione in merito a determinati strumenti finanziari: è il caso sicuramente del fondo Absa di NewGold, un prodotto che viene presentato come un Exchange Traded Fund, ma che secondo alcuni potrebbe anche essere classificato tranquillamente come un rischioso Etn. Da dove deriva questa sorta di confusione? La multinazionale canadese, ben nota per le sue attività minerarie, gestisce attualmente 16,7 miliardi di dollari, tanto che il suo Etf locale rappresenta la modalità più costosa per andare a investire nell’oro. Bisogna dunque comprendere quali sono i reali rischi che si corrono in questo tipo di investimenti. Sia gli Etn che gli Etf vengono quotati ed emessi nelle piazze finanziarie come titoli azionari e in alcuni paesi, come ad esempio il Sudafrica, sono soggetti a regole ferree per quel che concerne il loro funzionamento.
Certificates: Barclays lancia prodotti su oro e Ftse Mib
Barclays, uno degli istituti di credito più noti della Gran Bretagna e con un’ottima presenza anche nel nostro paese, ha scelto il segmento Sedex per lanciare la sua nuova proposta: si tratta di certificati di investimento focalizzati su indici azionari del Vecchio Continente e sui metalli preziosi. Ma cerchiamo di capire nel dettaglio come è strutturata questa emissione. Anzitutto, sei Mini Futures Certificates sono incentrati sulle performance del Ftse Mib. Detto che la negoziazione sarà continua e che l’operatore incaricato ad assolvere l’impegno della quotazione sarà la stessa Barclays, bisogna anche tenere presente che la liquidazione è di tipo monetario. Tutto è stato equamente suddiviso, visto che tre di tali prodotti beneficiano di una tipologia “bull”, quindi improntata al rialzo, mentre i restanti tre sono “bear”. La scadenza prescelta, inoltre, è quinquennale, pertanto in tutti i casi la maturazione giungerà esattamente il 16 maggio del 2016.
Futures: si prevede una settimana in forte calo per il rame
Il rame comincia a brillare molto meno che nei giorni passati: la domanda del metallo in questione dovrebbe infatti indebolirsi parecchio in Cina, la quale rappresenta il maggior consumatore a livello internazionale, visto che la nazione asiatica vuole contrastare in questo modo l’inflazione galoppante. È evidente, quindi, come anche i contratti futures legati a tale elemento chimico stiano risentendo in modo negativo di questa situazione. Cerchiamo di capire la vicenda dal punto di vista degli investimenti finanziari. I prezzi sono previsti in discesa per la prossima settimana; in pochi si sono sbilanciati su un possibile rialzo e ancora meno su delle leggere variazioni. In particolare, il rame relativo alle spedizioni dei prossimi tre mesi ha già ceduto 1,1 punti percentuali, attestandosi a quota 8,735 dollari per ogni singola tonnellata, un dato che si riferisce al London Metal Exchange.
Futures: -11% dell’argento dopo le vendite degli investitori
Non è soltanto l’oro a destare i maggiori interessi per quel che concerne le contrattazioni dei metalli preziosi: l’argento non è stato da meno in questo senso, ma in senso negativo, soprattutto se ci si riferisce ai contratti futures. Cosa è successo esattamente? Gli strumenti che osservano da vicino le spedizioni immediate sono calati di oltre undici punti percentuali nel corso degli scambi avvenuti a Singapore: questo declino ha ridotto la quota totale dei contratti a 42,67 dollari per ogni oncia di metallo, anche se poi la chiusura ufficiale nella città asiatico è avvenuta leggermente al di sopra di tale livello (44,34 dollari). Nello stesso momento in cui l’argento frenava in maniera così consistente, l’oro volava al suo nuovo record, vale a dire 1.577,57 dollari l’oncia grazie all’ultimo incremento realizzato (+0,9%).
Platino: fondi in espansione grazie agli ottimi profitti di Lonmin
Gli investitori internazionali hanno decisamente aumentato le loro holding nei fondi focalizzati sul platino: tale ritmo non è stato registrato per nessun altro metallo prezioso nei primi mesi di quest’anno, ragione per la quale si può ipotizzare una forte speculazione sui consumi record. Volendo essere più precisi, c’è da dire che gli assets nei fondi in questione sono cresciuti di ben quattordici punti percentuali, attestandosi a quota 42,8 tonnellate; il valore complessivo è di circa 2,5 miliardi di dollari, con i prezzi che sono conseguentemente voltati fino al loro livello più alto dell’ultimo triennio. In particolare, occorre sottolineare come questo fermento sia stato agevolato senza dubbio dai profitti riportati da Lonmin Plc, terzo produttore al mondo di platino, il quale dovrebbe raddoppiare i propri introiti quest’anno, così come sta avvenendo per Impala Platinum Holdings Limited (+49% di guadagni).
Argento: un singolo trader scommette sul calo degli Etf
Il mercato dell’argento è stato letteralmente dominato ieri dalle scelte di un singolo trader: ebbene, questo soggetto ha deciso di scommettere circa un miliardo di dollari sul crollo verticale di uno specifico prodotto collegato alle performance del metallo prezioso. Nel dettaglio, tutto questo denaro ha riguardato l’ipotetico calo di ben trentasette punti percentuali da parte di un Exchange Traded Fund entro il prossimo mese di luglio. Si tratta, a conti fatti, del maggior scambio singolo sulle piazze americane dopo che i contratti futures relativi alla commodity avevano raggiunto i loro livelli più alti dal 1980. Volendo essere più precisi, c’è da dire che le centomila opzioni put, vale a dire quelle che prevedono la vendita di cento titoli azionari a testa, hanno riguardato da vicino l’iShares Silver Trust per una quotazione complessiva di venticinque dollari entro i prossimi tre mesi.
Oro, gli investitori cercano una valida alternativa alle valute
L’oro è stato protagonista di un rialzo importante, il terzo consecutivo per quel che concerne le proprie contrattazioni: queste performance non devono però stupire più di tanto, visto che rappresentano la principale conseguenza di una scelta ben precisa degli investitori, sempre più propensi a cercare un’alternativa alle valute traballanti. Come è ormai noto, Bank of Japan, l’istituto di credito centrale della nazione nipponica, sta provvedendo a immettere nuovo denaro cash all’interno del sistema finanziario, una mossa che si è posta l’obiettivo di stabilizzare i mercati monetari, ancora preoccupati per gli effetti del terremoto di una settimana fa. Lo yen è calato come non avveniva da almeno due anni nei confronti del dollaro, anche perché il G7 finanziario si è accordato per una svalutazione di questo tipo; anche la moneta verde, però, ha subito un brusco declino nei confronti di altre sei monete.
Un 2011 incerto per il palladio dopo il calo dei cargo russi
La Russia rappresenta il principale paese al mondo per quel che concerne la produzione di palladio, dunque non deve stupire più di tanto se le sue sorti commerciali influenzano così nettamente le performance del metallo: la vasta nazione europea ha esportato la quantità più bassa degli ultimi quindici anni in Svizzera, segno che le scorte sono in fase calante e che potrebbero portare i prezzi a un aumento del 15% rispetto a due mesi fa. I cargo diretti verso lo stato elvetico, nel quale il trading del palladio raggiunge dimensioni considerevoli, sono diminuiti del 12%, con una quantità che a fine 2010 già ammontava a 500.000 once; il prezioso metallo viene sfruttato soprattutto nei convertitori catalitici. Tra l’altro, gran parte degli analisti hanno previsto che i prezzi in questione aumenteranno fino a quota 940 dollari l’oncia nel corso di questo 2011.
I futures sul rame avanzano grazie ai dati economici Usa
Il rame è riuscito ad ottenere la sua terza sessione consecutiva improntata al rialzo: il merito sta tutto nel miglioramento dei dati economici relativi agli Stati Uniti, oltre che ai guadagni nei mercati azionari, favoriti dalle aspettative della domanda. In particolare, c’è da sottolineare come i titoli americani siano avanzati in maniera importante, con le imprese che hanno accelerato il ritmo di crescita proprio a febbraio, raggiungendo i livelli più alti degli ultimi vent’anni. Tra l’altro, bisogna ricordare come gli stessi Stati Uniti rappresentino la seconda nazione al mondo per quel che concerne lo sfruttamento di rame. Il mercato, dunque, viene ancora una volta guidato e trascinato dall’ottimismo economico, così come ha anche osservato Matthew Zeman, trader dei metalli: gli investitori sono più calmi e si stanno proiettando nel futuro.
Oro e argento: nuove scommesse degli investitori
Il mese di gennaio è stato uno dei peggiori per i metalli preziosi e le loro performance, ai minimi dopo oltre due decenni: ora, però, gli investitori finanziari hanno a disposizione ben 102 miliardi di dollari per scommettere sul rialzo dei prezzi in tale comparto, così da accumulare più riserve auree rispetto alle banche centrali e più argento rispetto alle dotazioni americane. Le stime parlano chiaro, gli analisti si attendono una crescita dell’argento pari al 23% prima della fine di quest’anno e di altri venti punti percentuali in relazione all’oro. Tra l’altro, Ubs ha previsto la più forte domanda industriale dal 1990 (argento) e la seconda maggior vendita di prodotti collegati all’andamento del biondo metallo.
L’oro perde appeal come bene rifugio?
Forse sono stati fin troppo trionfalistici i toni utilizzati per accogliere i continui rialzi dell’oro nel 2010: il nuovo anno è infatti cominciato in maniera più dimessa, con il biondo metallo che non è riuscito ancora a eguagliare il picco del 29%, performance che gli ha consentito di surclassare gli investimenti più tradizionali, quali titoli di Stato e azioni. A cosa è dovuto questo indebolimento? È indubbio che la preziosa commodity stia perdendo fascino come bene rifugio, la conferma arriva soprattutto dalla perdita di ben sei punti percentuali per quel che concerne il valore totale, un calo che ha allontanato appunto l’oro dal suo record di dicembre, quando furono toccati 1.431,25 dollari l’oncia. Non è comunque un vero e proprio allarme, più che altro stupisce il fatto che questa regressione sia giunta in concomitanza con l’alta inflazione e il dollaro debole nei confronti dell’euro, due condizioni che lasciavano presagire ben altri scenari.