Cina, risposta dura ai dazi di Donald Trump

La Cina non rimane a guardare davanti ai dazi apposti dal presidente Donald Trump. E risponde immediatamente con una tassazione del 15% sul carbone e sul gas americano.

La risposta della Cina a Trump

Presentando in modo contestuale un ricorso contro Trump alla World Trade Organization. Va detto che la Cina non ha perso tempo, rispondendo in modo mirato. Fattore questo che le consentirà, con molta probabilità, di evitare particolari ritorsioni da parte degli Stati Uniti.

Analizzando infatti ciò che è stato fatto finora, va detto che non viene attualmente minata la possibilità di trovare una soluzione tra le due parti. Soprattutto perché viene lasciata aperta una strada potenziale di negoziazioni. Un approccio simile a quello intrapreso dall’Unione Europea. Ovvero la messa in discussione di determinate soluzioni per vedere quanto margine c’è prima di reagire in modo più duro e privo di sbocchi.

I dazi cinesi entreranno in vigore dal 10 Febbraio e saranno posti, come già anticipato, su carbone e gas naturale liquefatto per il 15%, del 10% sul petrolio, sulle auto di grossa cilindrata, pick-up e macchinari agricoli. Allo stesso tempo vi saranno controlli con effetto immediato sull’export di materiali legati al tungsteno. Inserendo inoltre nell’immediatotre aziende americane nella blacklist: Illumina per quanto riguarda il biotech e Calvin Klein e Tommy Hilfiger per quel che riguarda la moda.

Possibilità di un confronto

Donald Trump ha posto dei tassi già attivi dal primo febbraio contro la Cina. Ma ha allo stesso tempo sottolineato di avere intenzione di chiamare Xi Jimping per discutere della situazione. Gli analisti di Bloomberg sostengono come la scelta di una risposta mirata da parte della Cina sia volta a evitare uno sviluppo incontrollato della guerra commerciale tra le parti. Soprattutto perché lo Stato orientale al momento non gode di un’economia ti in salute come in passato. E gestire male la questione dazi potrebbe essere controproducente.

Allo stesso tempo però il Ministero delle Finanze cinesi ha deciso di presentare ricorso presso l’Organizzazione mondiale del Commercio contro gli Stati Uniti. Ovviamente per la sua forma di imposizione unilaterale dei dazi. Sebbene Donald Trump non riesca a capirlo, apporre dazi non solo non sarà di aiuto all’economia americana ma rischia anche di rovinare i rapporti di cooperazione commerciale di Washington.

Analizzando la situazione nello specifico bisogna sottolineare comunque che, pensando al gas e al petrolio, l’importazione della Cina dagli Stati Uniti è stata molto bassa. E anche per ciò che riguarda Illumina e quindi Google sembra più un’azione simbolica dato che e dal 2010 che il paese non sfrutta più i suoi servizi di ricerca e di Internet.

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