Cinque anni in sordina per i fondi immobiliari

Un quinquennio davvero sconvolgente: i fondi immobiliari hanno vissuto e stanno tuttora vivendo un periodo davvero complicato, più precisamente i principali svantaggi li stanno subendo i sottoscrittori di tali prodotti. I cambiamenti sono stati numerosi, inoltre si è ridotta ulteriormente la quota relativa al patrimonio netto totale per quel che concerne i soggetti retail (quindi famiglie e privati), visto che si è passati dal 38% del 2007 al 18,4% della fine dello scorso anno. Sempre in merito ai fondi immobiliari, l’accordo tra Rothschild e Università di Parma ha rappresentato un momento importante quasi due mesi fa.

C’è però da sottolineare come i bei tempi del 2003 appaiano ora come molto lontani. In quel periodo, infatti, il patrimonio sottoscritto dai retail era addirittura prevalente e vicino a una quota complessiva del 78%. Che cosa è successo dopo? Tale strumento non è più stato visto e considerato come la soluzione più adatta per venire incontro alle esigenze dei piccoli risparmiatori, i quali potevano contare su piccole somme da investire e buoni rendimenti. I tempi sono mutati e gli investitori istituzionali hanno soppiantato questa leadership, in quanto possono contare su una tempistica molto lunga, un requisito ideale per le loro strategie, senza dimenticare che essi non hanno nemmeno bisogno che il fondo sia quotato.

Nemmeno l’accordo tra Cordea e Romeo Gestioni, il quale è molto recente e risale allo scorso mese di ottobre, ha invertito la tendenza. Una delle contrazioni più marcate di questi cinque anni è stata sicuramente quella registrata nel secondo semestre del 2011: si è trattato, infatti, di un calo pari a 2,24 punti percentuali, una debacle che si è aggiunta a quella relativa alla differenza tra i valori di perizia e quelli di perdita degli immobili stessi. Per concludere questo fosco scenario, si può dire che l’illiquidità attuale sta per annullare quasi del tutto i margini finora conseguiti.

Lascia un commento