Ig Markets: materie prime ed oro resistono alla volatilità

goldI mercati internazionali sono contraddistinti in questo preciso momento da storico da un’eccessiva volatilità, eppure esistono alcuni comparti e i loro relativi investimenti che non sembrano risentire affatto di questa situazione: in effetti, sono state le materie prime quelle meno sofferenti in questo senso, così come è emerso dall’ultima attenta analisi di Ig Markets, compagnia leader nel nostro paese per quel che riguarda il trading con i Cfd (Contracts for Differences). In particolare, il grande protagonista è stato senza dubbio l’oro, il quale è riuscito ad avvicinarsi notevolmente ai record della scorsa settimana, chiudendo a quota 1.233,50 dollari per oncia. I principali effetti benefici sono giunti alla luce delle ultime notizie negative che hanno riguardato l’area dell’euro e il conseguente spostamento degli investitori verso il nobile metallo, così come era anche stato suggerito dal governo della Cina.

 

Dunque, i soggetti interessati a ottenere i migliori rendimenti in questo periodo si sono trovati di fronte a un bivio dalla facile soluzione: da una parte il declassamento del rating della Spagna per opera dell’agenzia Fitch a AA+ e l’allarme lanciato dalla Banca Centrale Europea circa le ingenti svalutazioni che devono essere assolutamente affrontate entro il prossimo anno (due fattori che hanno incrementato l’avversione al rischio), dall’altra l’approdo sicuro rappresentato dall’oro, uno dei beni rifugio più gettonati insieme anche ai buoni del tesoro statunitensi. La domanda del prezioso bene dovrebbe quindi rimanere piuttosto consistente anche nel lungo periodo, in concomitanza a situazioni politiche ed economiche instabili come ad esempio quella giapponese.

 

Tra l’altro, la ciliegina sulla torta è stata rappresentata dal record conseguito dall’Spdr Gold Trust, il fondo di New York che è da sempre la maggiore garanzia per quel che concerne il sostegno aureo. Infine, c’è da sottolineare il calo nella produzione di oro da parte del Sudafrica nel corso dei primi tre mesi di questo anno (12 punti percentuali in meno rispetto al 2009 e 15 rispetto all’ultimo trimestre).

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