Speculazione automatica destabilizza i mercati?

Che la “finanza di carta” sia sempre più lontana dall’economia vera, non è certo un mistero. Miliardi di contratti passano di mano ogni giorno senza probabilmente avere corrispettivi reale in stock da qualche parte e buona parte di questi tornano da dove sono venuti mentre le contrattazioni alla scadenza si riversano sul prossimo contratto in ordine temporale. Quanto è rimasto di “tangibile” nelle borse valori? Poco, molto poco.

La speculazione non è che il male minore del mercato di carta che ogni giorno ci scorre sui monitor; la nuova speculazione robotizzata riesce ad essere veramente un problema ed è possibile che nel lungo termine le contrattazioni volgeranno proprio in questa direzione, escludendo le persone fisiche dai mercati che sempre più vengono controllati da programmi basati su ricerche statistiche.

I sistemi di trading ad alta frequenza comprano e vendono tenendo conto di fattori che un cervello umano non può valutare e calcolare tutti insieme; la forza di calcolo dei sistemi programmati è spaventosa e grazie alle “reti neurali” ed ai sistemi “intelligenti” questi si adattano immediatamente alle condizioni di mercato (volatilità, correlazioni, volumi, ecc). Se il trading prenderà questa direzione, allora gli investimenti degli istituzionali nello sviluppo di queste tecnologie devasteranno il trading come lo conosciamo e la Borsa si ridurrà ad una lotta tra titani.

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Per il momento il caso è allo studio ed a questo punto non ci sarà da stupirsi se si prenderanno provvedimenti seri in questo senso; limitare i trading system a certe categorie e mettere un limite nella velocità di esecuzione degli ordini (in 10 anni si è passati dalla telefonata al broker al click sul pc per negoziare in tutto il mondo, tra dieci anni dove saremo?).

La domanda è una sola, e cioè quanto spazio c’è sul mercato per una singola mente di un trader indipendente, quando i mercati sono mossi da programmi del genere? Per fortuna ancora molto, visto che i mercati interessati sono i giganti delle commodities e pochi altri…per il momento.

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