I salvataggi che hanno riguardato i governi e gli istituti di credito europei hanno lasciato intatto solamente un tipo di debito bancario, i covered bond (vedi anche Commerzbank propone un covered bond atipico). Per chi non lo sapesse, si tratta di uno strumento finanziario che affonda le sue origini addirittura nel XVIII secolo, più precisamente in quella che allora si chiamava Prussia. Si tratta di un prodotto molto popolare nel Vecchio Continente, dalla Norvegia alla Spagna, ma gli stessi pregi che ora vengono conosciuti, stabilità, sicurezza e calma piatta, erano fino a pochi anni fa considerati dei difetti.
bassi rendimenti
Il Cile emette debito al rendimento più basso di sempre
Dopo l’asta di bond a cinque e sette anni per il Cile (dicembre 2011), della nazione andina non si era parlato molto spesso, ma ora è giunto il momento per aggiornare queste emissioni obbligazionarie: in effetti, il paese sudamericano ha deciso di sfruttare i costi relativi all’indebitamento, mai così bassi come in questo periodo storico, tanto da lanciare 1,5 miliardi di dollari in bond denominati in moneta verde. Per la precisione, si tratta della prima offerta di debito da oltre un anno. Il paese in questione viene attualmente giudicato dall’agenzia americana Moody’s con un rating pari ad Aa3, vale a dire il quarto più alto livello di investimento (ottima affidabilità per la precisione), oltre che il maggiore nell’intera regione geografica di appartenenza.
McDonald’s lancia sul mercato bond a tre e sette anni
Siamo tutti abituati a parlarne in altri termini, soprattutto alimentari, ma McDonald’s è un’azienda come un’altra e in quanto tale si comporta in questa maniera. Rientra proprio in tale missione aziendale l’ultima emissione obbligazionaria del colosso americano della ristorazione, con ben novecento milioni di dollari in bond: questi ultimi includono una porzione con la scadenza a sette anni, con tanto di cedola che ha marcato un vero e proprio record al ribasso. Entrando maggiormente nel dettaglio dell’operazione, la multinazionale di Oak Brook ha provveduto a lanciare cinquecento milioni di dollari di strumenti finanziari che beneficiano di una durata triennale e di un interesse fissato a 0,75 punti percentuali.
Tsmc lancia dei nuovi bond a cinque e sette anni
La Taiwan Semiconductor Manufacturing Company può vantare due record, vale a dire quello di maggiore fonderia al mondo per quel che riguarda i semiconduttori e quello di più grande società produttrice di chip in relazione al reddito conseguito ogni anno: ebbene, il nome della compagnia asiatica è tornato alla ribalta in queste ore a causa di una importante operazione finanziaria che la riguarda da vicino. In effetti, la società, la quale ha sede presso l’Hsinchu Science Park, ha deciso di vendere ben diciotto miliardi di nuovi dollari taiwanesi (circa 621 milioni di dollari americani) in titoli obbligazionari, così come è emerso da uno dei soggetti incaricati della sottoscrizione a cui stiamo facendo riferimento. Come è stata strutturata di preciso questa vendita?
La Polonia vende oltre 5 miliardi di bond a due anni
La Polonia è alla disperata ricerca di finanziamenti freschi per il proprio deficit di bilancio e la sua ultima cessione obbligazionaria è volta proprio a questo obiettivo: il governo di Varsavia ha infatti provveduto a vendere bond a due anni che presentano uno dei rendimenti più bassi dal 2002 ad oggi. Il ministero delle Finanze ha fatto presente che l’operazione è stata fissata per un ammontare pari a 5,24 miliardi di zloty (circa 1,84 miliardi di dollari), i quali hanno riguardato gli strumenti in scadenza a gennaio del 2013, con un rendimento medio del 5,03%, 127 punti base al di sotto delle obbligazioni decennali. Lo spread, invece, sarà pari all’1,38%. Gli investitori si rivolgono sempre più a titoli con scadenze non troppo lunghe e questo per un semplice motivo: l’inflazione sta accelerando in maniera pericolosa e dunque la banca centrale subisce una continua pressione per quel che concerne l’aumento dei costi di indebitamento.
Michael Moses: gli investimenti nell’arte non sono vantaggiosi
Come è emerso da Forbes, nota rivista statunitense che si occupa di finanza ed economia, una delle ultime aste londinesi (segnatamente quella dello scorso 23 giugno) è stata caratterizzata dalla vendita di importanti capolavori artistici (appartenenti soprattutto all’Impressionismo e all’arte moderna) da parte della nota casa Christie’s: i 41 milioni di euro che sono stati sborsati per un quadro di Picasso fanno ben comprendere le dimensioni di tale investimento. Un’operazione talmente ingente e fruttuosa che farebbe pensare immediatamente alle opere di artisti celebri come una delle alternative finanziarie più importanti rispetto agli investimenti tradizionali. Quello che però è emerso da accurati studi non induce all’ottimismo.