BCE taglia i tassi, cosa succede

La BCE taglia i tassi di interesse di 25 punti base. Qualcosa che ormai ci aspettavamo da tempo, date le dichiarazioni dei vari esponenti. Ma cosa cambia realmente per le persone?

Cosa avviene ora con i tagli

Ovviamente il calo del costo del denaro può avere impatto sulla vita delle persone. La vera domanda che dobbiamo porci è se questo piccolo passo indietro avrà conseguenze rilevanti per milioni di cittadini europei. È innegabile che qualsiasi mossa la BCE faccia in tal senso avrà poi impatto sui vari ambiti economici e finanziari.

Prendiamo ad esempio i mutui a tasso variabile. Senza dubbio l’aumento del costo del denaro nell’ultimo anno ha colpito in maniera decisamente dirompente questo ambito finanziario. Portando in alcuni casi i cittadini a maledire la BCE per questa sua politica monetaria troppo restrittiva. Ora che il taglio è stato eseguito cosa cambierà effettivamente?

Poco e niente in realtà. Perché un taglio di 25 punti base porta a pagare semplicemente 18 euro in meno di media. E se calcoliamo che in questi mesi i firmatari di mutuo hanno visto aumentare la propria rata di oltre il 60%, per sentire effettivamente il cambio di rotta saranno necessari ulteriori tagli.

Chi vuole sottoscrivere mutui a tasso fisso invece troverà condizioni ancora più favorevoli rispetto a quelle di questi ultimi quattro mesi. Soprattutto se è intenzionato a eseguire una surroga. A ogni modo la BCE, ora che ha intrapreso questo percorso, dovrà essere in grado di portarlo avanti con giudizio.

Cosa farà la BCE

Nonostante l’intervento, infaatti, non dobbiamo dimenticare che l’obiettivo è quello di riportare l’inflazione al livello ideale del 2%. E la strada, nonostante tutto, è ancora lunga.

Quello che dobbiamo chiederci è cosa succederà dopo questo taglio di giugno. Ci sarà abbastanza forza e i dati consentiranno di continuare con la discesa a luglio? Nonostante la decisione presa oggi infatti sono molte le probabilità che vedranno la BCE prendersi un’ulteriore pausa dai tagli il mese prossimo.

Non c’è altra soluzione che continuare a decidere man mano in base ai dati. Soprattutto in un ambito in cui la BCE decide di fare da apripista, rischiando anche un indebolimento dell’euro. È innegabile che il taglio sia avvenuto anche per le pressioni che la BCE ha subito lasciando troppo spazio al dibattito sul taglio. A ogni modo la risalita delle posizioni inflazionistiche non darà un ampio margine di tagli per il 2024. Secondo la maggior parte degli analisti il costo del denaro potrà essere abbassato da un minimo di due a un massimo di tre volte.

Lo spazio di manovra è più piccolo di quello che si possa credere . Almeno al momento.

Tassi di interesse, calo a giugno per BCE?

Per quel che riguarda i tassi di interesse la BCE sarebbe intenzionata ad abbassarli a partire da giugno. Almeno è questo e quello che ha fatto intuire la presidente Christine Lagarde.

Pronti a calo tassi di interesse

Una decisione che non segue, per la prima volta, quello che accade in America dove la Fed ha deciso ieri di lasciare invariati i suoi tassi di interesse e rimanere più guardinga rispetto al da farsi. Soprattutto a causa dell’ancora alta inflazione.

La BCE decide di fare differentemente, sebbene non escluda che l’inflazione possa farsi risentire. Questo perché a Francoforte si pensa che le proiezioni economiche di giugno daranno un quadro molto più favorevole al taglio dei tassi di interesse rispetto a quello attuale. Soprattutto dopo dieci aumenti del costo del denaro. La presidente della Banca centrale europea sottolinea che se questi dati riveleranno un sufficiente allineamento tra le loro proiezioni e l’andamento dell’inflazione di fondo, la politica monetaria potrebbe diventare meno restrittiva.

Allo stesso tempo Christine Lagarde ha però confermato che, come sempre, le loro decisioni saranno collegate ai dati che riceveranno e prese di riunione in riunione. Cosa significa questo? Che anche nel caso in cui i tassi di interesse verranno abbassati un po’ a giugno, non è detto che il percorso della politica monetaria verrà ammorbidito.

Secondo alcuni analisti questa mini apertura sarebbe anche un modo per tenere buono chi all’interno del board della BCE borbotterebbe un po’ troppo per la lunghezza del periodo restrittivo. Strutturalmente non cambia però nulla, dato che l’istituto centrale, prima di ammorbidire la propria linea, deve vedere che tutti i vari elementi siano incastrati come necessario.

Questo significa che la dinamica dei salari deve rallentare, i margini di profitto aziendali devono rimanere compressi e la produttività deve salire per garantire la discesa del costo del lavoro.

Posizione della Fed molto simile

Va sottolineato che, nonostante il mancato abbassamento dei tassi di interesse, la posizione della Fed è molto simile a quella della BCE. Il presidente Jerome Powell ha infatti sottolineato che le decisioni continueranno a essere prese riunione per riunione. Anche se a un certo punto, nel corso del 2024, inizieranno a esserci dei tagli del costo del denaro.

Secondo le previsioni degli esperti, anche in America il primo taglio potrebbe avvenire a giugno. Ma molto sarà legato a quelli che saranno i prossimi dati economici. Altri pensano che luglio sarà il mese più adeguato per via di una ancora mancante fiducia nella traiettoria di calo dell’inflazione. I dati di gennaio e febbraio 2024, infatti, non sono stati positivi dal punto di vista inflazionistico.

E questo ha portato a rallentare il tutto. Soprattutto perché, sottolinea Jerome Powell, se il costo del denaro viene ridotto troppo presto, il rischio è quello che l’inflazione risalga alle stelle. Danneggiando tutto ciò fatto finora.

BCE, a rischio stabilità bancaria

La BCE sottolinea che In Europa vi sono rischi sia in merito a una potenziale recessione che alla stabilità bancaria. E la colpa sarebbe da ricercare a livello globale.

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I timori della BCE in merito all’economia europea

Il rapporto sulla stabilità finanziaria presentato questo novembre dalla Banca centrale europea è abbastanza chiaro. I mercati sono a rischio, principalmente per via di ciò che sta succedendo in Medio Oriente e per le varie tensioni a livello geopolitico. È possibile, già ora, prevedere che la situazione porterà a potenziali criticità future.

Per la BCE il rischio di recessione è più che concreto. E andrebbe a inficiare una situazione già particolare dal punto di vista economico. Come da ormai alcuni mesi il problema è lo stato di incertezza che sta conquistando diversi settori e che potrebbe rendere ancora più complesso il quadro. La stabilità finanziaria in Europa è attaccata su diversi fronti e in particolare Il Medio Oriente rischia di influenzare più del necessario l’intera situazione.

Si è già parlato in tal senso di crisi energetica ma potrebbe calare anche la fiducia degli investitori. Non dobbiamo dimenticare che in questo momento l’Europa è caratterizzata da una crescita debole  e la BCE sottolinea come lo stato di incertezza potrebbe allontanare gli investitori e fermare ancor di più la nostra economia.

È palese che siano già presenti condizioni finanziarie più restrittive, anche se il vero impatto sull’economia europea non è ancora arrivato. Secondo la BCE il problema riguarda riguarderà sia i settori non finanziari che quelli finanziari. Tutti avranno a che fare con costi più alti.

Cosa può accadere al settore bancario

Un esempio di tutto ciò è il mercato immobiliare dove sta avvenendo una contrazione dei prezzi collegata alla maggiore difficoltà per i consumatori di ottenere un mutuo. Anche l’immobiliare commerciale non va come dovrebbe, caratterizzato da una domanda più bassa a causa dei problemi riscontrati nel corso della pandemia.

Secondo la BCE al momento si salverebbe il settore bancario. A prescindere dagli shock subiti nel periodo post pandemico le banche sono caratterizzate da un aumento della redditività. Questo non deve portare a ignorare però i rischi già presenti. Ci sono possibilità che gli attivi bancari incontreranno problemi a livello qualitativo e che crescano i costi di finanziamento delle banche. Potrebbero presentarsi problemi anche per la redditività bancaria che secondo la BCE potrebbe essere trainata negativamente da un calo rilevante dei volumi di prestito.
Deve essere sottolineato però che, secondo la Banca centrale europea, il settore potrebbe essere abbastanza forte da riuscire a non subire conseguenze.

Bce, allarme per stabilità banche

La Bce lancia un allarme in merito alla stabilità delle banche europee. Un problema che la banca centrale europea non ha intenzione di sottovalutare, soprattutto in questo particolare periodo storico ed economico.

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Cosa preoccupa la Bce

La ragione di questa preoccupazione sarebbe da legare ai rapporti tra le banche tradizionali e le banche ombra. Sotto questo nome vengono riconosciuti hedge fund, fondi pensione e gestori patrimoniali che dalla crisi del 2008 hanno aumentato la loro presenza all’interna del mercato.

Qualcosa che ormai è dato per scontato ma che in caso di crisi finanziaria potrebbe portare a importanti conseguenze. La Bce sta osservando con attenzione ciò che sta accadendo nel settore bancario e ovviamente ha deciso di muoversi per tempo.

Non dobbiamo dimenticare ciò che è successo in Svizzera con Credit Suisse o negli Stati Uniti partendo dal crollo di Silicon Valley Bank. Alcune azioni intraprese, unite al quadro generale, possono dar vita a delle conseguenze imprevedibili e di difficile gestione.

La Bce lancia l’allarme ma al contempo ne è parte. Questo perché con il rialzo dei tassi di interesse per combattere l’inflazione, la situazione delle banche si è andata complicando, soprattutto per quel che concerne i prestiti.

I dati non sono confortanti

Una preoccupazione quella della banca centrale espressa nel rapporto dedicato pubblicato il 30 maggio scorso. Il quale racconta come i rapporti tra le banche tradizionali e quelle ombra mettano a repentaglio la stabilità economica. I dati ci spiegano che l’80% dei prestiti provenienti da banche ombra o intermediari finanziari di tipo non bancario è concentrato in tredici tra le maggiori banche europee.

Una potenziale crisi all’interno del mercato degli intermediari finanziari non bancari potrebbe avere effetti anche sul settore bancario tradizionale. Proprio perché questi potrebbero decidere dvi ritirare i loro depositi, mettendo in difficoltà gli istituti con la liquidità.

La Bce, insieme al rapporto sulla stabilità finanziaria, ha pubblicato anche i dati relativi i prestiti in Europa. Il racconta come il settore sia sotto pressione per via soprattutto dell’aumento dei tassi di interesse. Va ripetuto, è necessario per combattere l’inflazione ma al contempo è causa di diversi rischi in questo ambito.

Purtroppo ci troviamo davanti a una sorta di circolo vizioso dove la Bce fa benissimo a lanciare l’allarme sui rapporti tra le banche tradizionali è quelle ombra in merito alla stabilità. Ma allo stesso tempo dovrebbe verificare la possibilità di agire per limitare i danni dati dall’aumento dei tassi di interesse.

Soprattutto perché si tratta di una politica monetaria già alla quale l’Eurozona non può ancora rinunciare nel tentativo di far calare i prezzi al consumo.

Bce alza i tassi dello 0,50% a febbraio

La Bce ha alzato i tassi di interesse dello 0,50%. Lo ha reso noto lei stessa, evidenziando come il tasso sui finanziamenti principali salga in questo modo al 3%. Quello legato ai prestiti marginali tocca al 3,25% mentre quello sui depositi sale al 2,50%.

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BCE, rialzo da 75 punti base

La Bce è pronta a un rialzo di 75 punti base. Lo ha confermato il comunicato diffuso dall’istituto europeo. Segno del voler tracciare una linea di comportamento importante. Quel che appare evidente è che in molti siano convinti non si possa più sfruttare un approccio morbido.

Bce, nuova strategia economica per l’Unione?

La BCE è pronta a dar vita a una nuova strategia economica per l’Unione Europea? Sembrerebbe proprio di sì, stando a ciò che emerge in merito al meeting che si terrà  e nel quale dovrebbero essere prese delle decisioni che dovranno rappresentare una vera e propria svolta per la tenuta finanziaria degli Stati membri.

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Bce pronta ad altro intervento a dicembre

Un intervento a dicembre una volta che la situazione dei contagi covid in Europa sarà più definita: è probabilmente questo che verrà stabilito nel corso della riunione della Banca Centrale Europea del 29 ottobre: un momento per fare il punto della situazione e decidere il da farsi.

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Bisogna fare attenzione all’incertezza geopolitica: Mario Draghi non è stato molto ottimista nel corso del suo intervento presso il Parlamento europeo, sottolineando la necessità di mantenere alti gli stimoli e non cantare vittoria.

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Sarà pure stato trovato un accordo con la Commissione Europea per ciò che riguarda la manovra, ma la BCE non si trattiene affatto sottolineando la sua preoccupazione per come l’Italia abbia deviato la sua rotta dai termini del patto di Stabilità.

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E’ iniziato il sell-off sui bond grazie alla Fed? Sembrerebbe proprio di si, dando un’occhiata a quel che è successo nella giornata di ieri sui Treasury Bond americani, poi espansosi anche sui titoli di Stato europei.

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Mario Draghi, governatore della Bce, tracciando il bilancio della situazione economica europea ha bacchettato ancora una volta l’Italia, sottolineando come le parole, spesso lanciate senza pensarci, hanno causato danni alle famiglie ed alle imprese.

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Nuovi (vecchi) problemi per Banca Carige: la Banca Centrale Europea è tornata a sottolineare come l’istituto non si stia muovendo come voluto per ciò che riguarda la stabilizzazione del capitale e come si necessario che questo problema venga risolto al più presto.