La Giordania è un paese di cui non si parla molto spesso dal punto di vista finanziario (vedi anche Giordania: un sukuk per sanare le finanze statali). Eppure, la nazione asiatica sta pianificando nel dettaglio il riacquisto di titoli obbligazionari per un importo superiore a due miliardi di dollari da parte del governo americano. Washington e Amman sono dunque in stretti contatti per perfezionare il tutto entro la fine dell’anno, visto che la monarchia araba sta tentando in tutti i modi di ravvivare le proprie finanze.
deficit di bilancio
Primi eurobond lituani dopo nove mesi di attesa
Tautos jėga vienybėje, la forza del popolo è nell’unità: il motto ufficiale della Lituania spiega molto bene i miglioramenti economici che sono stati conseguiti negli ultimi tempi, segno di un paese coeso e coraggioso. Questa crescita dell’economia è stata tradotta immediatamente dal governo di Vilnius con l’emissione dei primi bond denominati in euro dallo scorso mese di aprile (la divisa ufficiale è il litas). Nel dettaglio, la nazione baltica ha deciso di lanciare questi strumenti per un importo complessivo di quattrocento milioni di euro, anche perché sono sempre più numerosi i passi compiuti per ridimensionare il deficit di bilancio.
L’Egitto vuole ridurre le vendite di bond governativi
Il governo egiziano sta preparando nel dettaglio la vendita di circa il 60% dei propri titoli obbligazionari nel corso del prossimo trimestre: che cosa accadrà di preciso tra i mesi di gennaio e marzo? Si tratta di una parte integrante della strategia del paese africano, intenzionato a ridurre le vendite del proprio debito a lungo termine di almeno quarantanove punti percentuali, in previsione del prestito che sarà concesso dal Fondo Monetario Internazionale. Tra l’altro, è utile ricordare come qualche mese fa l’Egitto pensasse anche all’emissione di un sukuk.
La Finlandia guarda al 2013 per i suoi bond in euro
La Finlandia sta pianificando con la massima cura l’emissione di un nuovo titolo obbligazionario per un periodo che non supererà il primo semestre del 2013: in pratica, il governo di Helsinki ha intenzione di proseguire nella strada finora intrapresa, vale a dire una politica improntata a due nuovi bond denominati in euro ogni anno. Non è forte soltanto l’appeal degli Etf dei paesi scandinavi, anche questo segmento può riservare delle sorprese molto interessanti. Cerchiamo dunque di capire che intenzioni ha il paese nordico.
Un sukuk per risolvere la crisi egiziana?
Un mese fa l’Egitto pensava anche all’emissione di un sukuk e questa intenzione finanziaria non è certo venuta meno ora: anzi, il primo ministro Hashem Qandil ha annunciato da tempo il lancio di tale bond islamico, una operazione che potrebbe essere conclusa entro la fine del 2012. Non sono stati forniti molti particolari in questo senso, ma la reazione della comunità economica è stata molto positiva, tanto è vero che il governo del Cairo si sta occupando proprio dei dettagli principali, in primis l’importo e la scadenza.
Taiwan, nuova vendita di bond per gestire il debito
Il quarto trimestre di quest’anno è il periodo che è stato scelto dal governo di Taipei per la vendita di 140 miliardi di nuovi dollari di Taiwan (circa 4,61 miliardi di dollari) in titoli obbligazionari: l’importo è davvero importante, ma comunque in linea con le emissioni dei precedenti riferimenti temporali, visto che la nazione asiatica ha quotato 480 miliardi complessivi nel corso dei primi nove mesi del 2011, anche perché il deficit di bilancio ammonta proprio a 142,6 miliardi. La nuova offerta, infatti, dovrebbe riuscire a coprire parte del debito, ma si provvederà anche a finanziare dei progetti speciali dal punto di vista infrastrutturale, così come ha spiegato in maniera dettagliata il ministero delle Finanze di Taiwan.
Dubai, cinque miliardi di dollari dalla vendita obbligazionaria
Dubai ha già deciso come contenere il proprio deficit di bilancio: il principale emirato arabo del Golfo Persico ha infatti stilato un programma che prevede la vendita di bond per un importo totale di cinque miliardi di dollari, senza però dimenticare la possibilità dei fondi comuni di investimento. La spiegazione per una tale scelta è semplice, in effetti i rendimenti in questione sono scesi fino al loro livello più basso da almeno due anni a questa parte, un evento quantomeno inatteso. Come si intuisce facilmente, questi strumenti finanziari beneficeranno di una denominazione in moneta statunitense, così come emerge chiaramente anche dal prospetto che è stato distribuito dal Regulatory News Service.
Egitto, un miliardo di dollari dalla vendita di Eurobond
Il governo egiziano ha in mente una vendita piuttosto massiccia di Eurobond per quest’anno: l’ammontare prefissato è pari a un miliardo di dollari, mentre l’obiettivo principale sarà quello di diversificare l’indebitamento e finanziare il deficit di bilancio, dopo che l’economia interna è stata così duramente colpita dalla più grave crisi politica degli ultimi trent’anni. I titoli obbligazionari in questione, i quali beneficeranno di una scadenza quinquennale, avranno anche una garanzia sovrana, così come precisato dal ministro delle Finanze Samir Radwan. Il mercato deve essere rinvigorito, inoltre, la diversificazione finanziaria può agevolare questa ripresa. Il bilancio del paese africano potrebbe raggiungere uno dei suoi peggiori livelli di sempre nel 2012, ma nessuno si stupisce più di tanto: in effetti, le recenti rivolte e le giornate di tensione hanno ridimensionato in maniera considerevole i rating del credito, nonostante sia intervenuto persino il presidente americano Barack Obama, promettendo oltre due miliardi di dollari per le garanzie del prestito.
Portogallo: cessione da 3,5 miliardi di euro per i bond sindacati
Ammontano a ben 3,5 miliardi di euro le obbligazioni a cinque anni che il Portogallo ha provveduto a vendere nella sua prima vendita di bond sindacati dell’anno: i titoli in questione hanno beneficiato di un prezzo pari a 360 punti base al di sopra del tasso midswap di mercato, secondo quanto rilevato dagli analisti finanziari. L’ultima cessione di questo tipo era avvenuta praticamente un anno fa, il 10 febbraio del 2010. C’è da dire, tra l’altro, che la differenza di rendimento tra le obbligazioni lusitane a dieci anni e i bund tedeschi ha raggiunto un vero e proprio record per quel che concerne l’area dell’euro; la nazione dovrebbe seguire con tutta probabilità l’esempio della Grecia, alla disperata ricerca di un pacchetto di salvataggio economico dall’Unione Europea e dal Fondo Monetario Internazionale.
Lo Yemen pianifica la sua prima offerta di sukuk
Lo Yemen rappresenta senza dubbio l’ultima ruota del carro del Medio Oriente, inteso anche e soprattutto in senso economico: in effetti, si tratta della nazione più povera dell’intera regione asiatica, ma non certo carente di iniziative finanziarie, visto che il governo di Sanaa ha deciso di vendere circa 500 milioni di dollari in bond islamici, la prima operazione di questo tipo nella storia della penisola araba, ma comunque necessaria a rifinanziare il deficit di bilancio e a rinsaldare l’industria finanziaria conforme alla Shariah. La banca centrale dovrebbe dunque offrire sukuk (i titoli che rispettano appunto le disposizioni islamiche) nel mercato domestico a partire dal primo trimestre di quest’anno, così come è stato annunciato dal ministro delle Finanze Jalal Yaqoub.
Spagna, i rendimenti dei bond sono ancora a forte rischio contagio
Gli sforzi profusi dal governo spagnolo per ridurre il terzo maggior deficit di bilancio dell’eurozona sono indubbiamente coraggiosi e importanti, ma potrebbero anche comportare un alto costo per quel che concerne l’indebitamento; in effetti, gli investitori finanziari stanno speculando in larga misura sul fatto che Irlanda e Portogallo possano emettere bond-spazzatura in grado di coinvolgere i paesi più periferici del Vecchio Continente. La domanda relativa ai maggiori rendimenti in riferimento alle obbligazioni iberiche con scadenza nel 2020 ha fatto registrare un rialzo superiore ai 34 punti base nel corso di questa settimana, un livello molto vicino al record dello scorso giugno. Intanto, i premi per il rischio relativo ai titoli irlandesi e portoghesi sono schizzati verso l’alto, rispettivamente a 652 e 484 punti base.