La pronta smentita di Fiat riguardo le “indagini” che la Consob starebbe compiendo sulla liquidità della società. Moody’s sta infatti conducendo a un deterioramento del rating della compagine, a causa del calo della domanda di auto in Italia, con una flessione che si aspetta possa durare fino al termine del 2012 e, forse, anche oltre. Considerando che l’Italia rappresenta più delle metà di immatricolazioni Fiat in Europa, la flessione sul mercato locale dovrebbe incidere in maniera significativa sulla stabilità finanziaria dell’azienda.
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Fiat smentisce indagine Consob su liquidità
Fiat ha smentito le voci di una possibile indagine che la Commissione nazionale sulle società quotate in Borsa starebbe avviando sulla liquidità del gruppo. Una smentita che tuttavia non ha evitato al titolo del Lingotto di subire forti oscillazioni durante le negoziazioni sul mercato regolamentato, e che ha dovuto prendere corpo attraverso una vera e propria nota ufficiale del management della società, che in queste settimane sembra essere particolarmente impegnato nell’arginare polemiche e vene oppositive da parte di parti politiche, sindacati e altri stakeholders.
Fiat confermata nel DJSI World
Per il quarto anno di seguito Fiat è stata confermata all’interno del DJSI, il Dow Jones Sustainability Indexes (DJSI) World e Europe, con un punteggio di 91/100 rispetto a una media di 74/100 delle aziende del settore Automobiles analizzate da SAM, la società specializzata nella gestione sostenibile del patrimonio. Si tratta di un riconoscimento sicuramente importante degli sforzi effettuati dalla compagnia torinese nella gestione del proprio business secondo i criteri di sostenibilità, e che accomuna la società italiana a BMW e Volkswagen, anch’esse nell’indice.
Auto in crisi: è fuga dal titolo Fiat?
Tutti (o quasi) in fuga dal titolo Fiat e dal comparto auto. A meno che non si abbia la lungimiranza di attendere tempi migliori, e sfruttare nel frattempo le felici parentesi positive che non mancheranno all’interno dell’evoluzione delle quotazioni aziendali. A leggere i meri dati commerciali, tuttavia, vi sarebbe da preoccuparsi, e non poco: ad agosto il mercato italiano ha conseguito il nono calo consecutivo delle immatricolazioni, con un crollo del 20,23 per cento che ha condotto i nuovi acquisti a quota 56.447 unità.
“E’ un mese non bello in Italia” – ha affermato in merito il manager di Fiat, Sergio Marchionne – “Si prevede un – 20 per cento rispetto al 2011, mai visto un numero così basso in vita mia”. I dati dell’Anfia confermano pertanto le preoccupazioni dell’amministratore delegato della società torinese, con il presidente Roberto Vavassori che aggiunge che “siamo alla nona contrazione consecutiva per il mercato nazionale dell’auto, che tocca un nuovo record negativo posizionandosi all’incirca sui livelli del 1964, quando il mese di agosto aveva registrato 57.848 immatricolazioni”.
Azioni Fiat, meglio tenere le posizioni
News commerciali a parte (con la Fiat 500L che è oramai pronta al debutto), il titolo della compagnia torinese non smette di far discutere su di sé anche sul fronte delle performance finanziarie. Le autorità di settore prevedono nuovi importanti cali nelle compravendite di veicoli leggeri e pesanti, ma nonostante ciò noi siamo fiduciosi sulle performance del titolo Fiat. Cerchiamo di comprendere cosa è accaduto questa settimana, e perché, in fin dei conti, mantenere la posizione Fiat potrebbe risultare conveniente.
Previsioni Fiat Giugno 2012
L’azienda Torinese si affaccia già da tempo sul mercato internazionale e gli stabilimenti in Italia risultano essere sempre più a rischio. Anche se la protesta è fuori dall’attenzione dei media, la situazione della FIAT non è cambiata di una virgola e al volontà di andare all’estero è sempre presente.
Le condizioni sono chiare; o lo Stato Italiano lascia carta bianca alla FIAT ed a Marchionne, oppure la produzione verrà decentralizzata dove risulta essere più conveniente, sia per quanto riguarda il costo del lavoro, sia per quanto riguarda le condizioni sulla produzione. Lasciar sfuggire un’azienda simbolo come la Fiat dall’Italia sarebbe un colpo all’immagine irreversibile ed un segno che il prestigio Italiano non è più così importante a livello internazionale (anche se effettivamente Marchionne deve il suo successo internazionale proprio al suolo su cui si trova).
Fiat perde il 26% di immatricolazioni
Il periodo difficile di Fiat si riflette immediatamente sul mercato reale, con un calo drastico delle immatricolazioni in zona Euro ed ancora tanti problemi da risolvere, uno su tutti la concorrenza. Le vendite di Marzo sono le peggiori dal 1998 (-6.6% su base annua) e si attestano a 1449380 unità contro le 1605835 unità dello scorso anno. Il calo del mese precedente era stato del 9.2% mentre nel trimestre si parla di un -7.3% a 3427677 unità contro le 3696919 dello stesso periodo di riferimento dell’anno precedente.
Il gruppo Fiat nello specifico registra un -26% sulle immatricolazioni, andando ad incidere pesantemente nel settore. Ad aggravare la situazione del gruppo guidato da Marchionne sono stati sicuramente gli scioperi dei mesi precedenti; la chiusura degli stabilimenti costringe l’amministratore delegato a riprendere in considerazione un “cambio di rotta” per quanto riguarda la produzione, che probabilmente verrà spostata all’estero.
Dati USA negativi affondano Eurozona
Dati USA cambiano la giornata; dopo un’avvio positivo e un andamento incerto, il FTSE-Mib cede sotto la pressione sui bancari partita in USA, con la fiducia dei consumatori negli Stati Uniti in calo oltre le attese. L’indice a marzo è a quota 70.2 punti contro i 70.4 necessari per ottenere il consenso. Il calo dal mese precedente (71.6 punti) si riversa sulle Piazze Europee ed affonda i listini costringendo il fTSE-Mib ad un close inferiore alla soglia critica di un solo punto (16499 punti in chiusura di giornata).
La seduta di domani acquista un’importanza particolare; dopo le emissioni di titoli di Stato non entusiasmanti da parte di Italia e Spagna, l’attenzione è ancora rivolta ai debiti sovrani ed al problema del credito che ancora frena l’Euro. Nella giornata di domani sul listino italiano terremo sotto controllo Fondiaria-Sai, che catalizza sul book buona parte dell’attenzione mediatica, seguita solo da Fiat, intenta a consolidare il recupero dopo l’annunciato investimento di 1.1 miliardi di euro per la produzione.
Fiat: sotto accusa stipendio di milionario di Marchionne
Fiat nell’occhio del ciclone; mentre è in corso la ripresa e la stabilizzazione dei mercati finanziari, la storica azienda torinese si trova forse a passare il peggior momento degli ultimi anni. Nella giornata di oggi Mirafiori e Melfi sono chiuse per cassa integrazione mentre Cassino, Pomigliano e Sevel sono in sciopero. Susanna Camusso per la Cgil dichiara:
Noi chiediamo al governo che la Fiat investa in Italia, che faccia dei modelli per essere concorrenziale sul mercato europeo, non consideri l’Italia la ruota di scorta delle produzioni degli altri Paesi
Cosa succede alla Fiat?
Della Fiat si è sempre parlato ma sembra che non sia mai abbastanza; trattandosi indubbiamente di un simbolo per l’Italia e per gli Italiani (senza contare il fatto che fa’ lavoro a migliaia di persone sul territorio) sarebbe necessario analizzare sempre le mosse dell’A.D. per capire cosa sta succedendo, ma nell’ultimo periodo sembra che l’argomento sia passato in secondo piano. Un vero peccato, visto che le novità più interessanti sono arrivate proprio negli ultimi mesi, quando la stampa si è concentrata altrove (vedi differenziale e via dicendo), ma vediamo di fare il punto della situazione; stabilimenti chiusi, decentramento della produzione, l’unione con Chrysler, ma sopratutto il rilancio in USA con il supporto di Laura Soave, già licenziata dopo il flop della mitica 500 nel Nuovo Continente. Cosa sta succedendo alla Fiat?
Goldman Sachs taglia rating di Campari, buone notizie invece per Fiat
Giornata contrastata, ma non troppo: Campari ha dato prova di forza nel periodo precedente (sia che si tratti di medio che di lungo) ed ora subisce un secondo “attacco” nel giro di poco tempo; il mese scorso Equita Sim lo metteva nella lista dei titoli non consigliati (secondo un metodo di analisi discutibile) ed oggi arriva il down-grade di Goldman Sachs; la banca d’affari ha tagliato il rating da neutral a sell con target price a 5.1 euro.
Gli analisti hanno spiegato che il prezzo attuale (5.445 euro in questo momento) non rispecchia le opportunità di crescita. Nel lungo periodo il titolo comunque si è dimostrato vincente, ed a parlare sono i numeri visto che la crescita è stata costante e la tenuta al periodo di crisi quasi esemplare; di certo comunque la banca di investimenti si riferiva ad una correzione di breve periodo che potrebbe accompagnare il titolo fino a 5.1 euro offrendo un’opportunità di acquisto nel caso in cui a Novembre verranno presentati i nuovi obiettivi dopo la trimestrale.
Nella giornata di oggi Campari è l’unico titolo negativo del Mib e perde al momento l’1%; nei giorni precedenti il prezzo è sceso da 5.775 a 5.40 ma in termini relativi la discesa è stata nettamente migliore dell’indice di riferimento, visto che il bottom del 26 Agosto non è stato rivisto. Altra prova di forza quindi che contrasta con il taglio del rating, ma l’evoluzione dell’indice potrebbe effettivamente spingere Campari verso il basso, anche se la situazione diventerà critica solo sotto a 5 euro.
Fiat-Chrysler: ricavi Q2 2011 sopra i 13 miliardi
Hanno sfondato la quota dei 13 miliardi di euro i ricavi del Gruppo Fiat nel secondo trimestre del 2011. In particolare, includendo Chrysler, il giro d’affari del Gruppo Fiat nel periodo aprile-giugno 2011, in accordo con una nota emessa dalla multinazionale torinese, si è attestato a 13,2 miliardi di euro; senza l’apporto di Chrysler, invece, i ricavi, a 10 miliardi di euro, sono comunque cresciuti del 6,5% rispetto al secondo trimestre dell’anno 2010. L’aumento dei ricavi è frutto del miglioramento di tutte le divisioni della Fiat che, lo ricordiamo, quota oramai in Borsa senza il business non auto che è stato scorporato con un’operazione di scissione ed attraverso la quotazione in Borsa a Piazza Affari, a sua volta, di Fiat Industrial. Molto bene nel secondo semestre 2011 sia il volume dei ricavi per i marchi di lusso e per quelli sportivi, con una crescita a doppia cifra, sia per i componenti ed i sistemi di produzione.
Fiat: Tesoro Usa esce da Chrysler
Il Dipartimento del Tesoro Usa esce ufficialmente da Chrysler dopo aver iniettato fondi pubblici per il suo rilancio. Un rilancio targato Fiat dopo che, nel periodo più buio per la crisi finanziaria ed economica, e per la Chrysler stessa, l’Amministrazione Obama ha visto proprio nella casa automobilistica torinese quel partner giusto per rilanciare la produzione di automobili a stelle e strisce. L’uscita del Dipartimento del Tesoro statunitense, in particolare, avviene con la stipula dell’accordo con Fiat in merito alla cosiddetta call option che rafforza la posizione della società quotata in Borsa a Piazza Affari, e che accelera quelli che sono i progetti di integrazione tra i due gruppi. Non a caso al riguardo l’Ad di Fiat e di Chrysler, Sergio Marchionne, ha sottolineato come l’obiettivo ora sia quello di andare a creare un costruttore globale in grado di garantire competitività ed efficienza, ma anche un futuro più sicuro per tutte le persone coinvolte.
Fiat presenta i dati Q1 2011 dopo la scissione
Si è chiuso con i principali indicatori economici in positivo il primo trimestre 2011 del Gruppo Fiat, quello dopo la scissione che ha portato alla quotazione separata di Fiat Auto e di Fiat Industrial. Nel dettaglio, la Fiat, in accordo con un comunicato ufficiale emesso dalla società del Lingotto, ha archiviato il periodo gennaio-marzo 2011 con un aumento dei ricavi del 7,1% a 9,2 miliardi di euro a fronte di un utile della gestione ordinaria cresciuto del 9% a 251 milioni di euro. A fronte di un utile netto attestatosi nel periodo a 37 milioni di euro, la Fiat ha altresì messo in risalto come si sia ulteriormente rafforzata la propria posizione finanziaria in forza ad una liquidità che, al 31 marzo 2011, era pari a ben 13,1 miliardi di euro, mentre l’indebitamento netto industriale è sceso al di sotto del livello del mezzo miliardo di euro.