Le ultime revisioni a livello legislativo del nostro sistema previdenziale pubblico hanno sostanzialmente portato a due conclusioni: in futuro la pensione erogata tenderà in media ad essere più bassa rispetto al passato, a parità di contributi versati, e l’età pensionabile tenderà ad aumentare in funzione, per fortuna, dell’aumento delle aspettative di vita. Di conseguenza, a fine ciclo lavorativo, la sola pensione molto spesso è insufficiente per poter andare avanti, ragion per cui sin da giovani occorre aver la lungimiranza, avendone le possibilità economiche di costruirsi una pensione integrativa sfruttando il cosiddetto “secondo pilastro“, ovverosia i Fondi Pensione.
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Etf per investire nelle fonti rinnovabili
Si chiama “Lyxor Etf New Energy“, ed è uno degli Etf quotati e scambiati sul circuito di Borsa Italiana; appartiene alla categoria degli Etf “tematici”, con codice ISIN FR0010524777, e replica il “World Alternative Energy Index Cap Weighted”, un indice azionario che viene calcolato dalla società Dow Jones. Trattasi, nello specifico, di un paniere composto dalle più importanti società che nel mondo investono ed ottegono in prevalenza i propri ricavi dal settore delle energie rinnovabili. L’Etf “Lyxor Etf New Energy” è armonizzato, ha una commissione totale annua di gestione dello 0,60%, e punta sulle nuove energie, dal fotovoltaico all’eolico e passando per le tecnologie finalizzate al miglioramento dell’efficienza energetica ed ai sistemi innovativi che permettono di immagazzinare l’energia pulita.
Conto Arancio: quando rende di più
Il Conto Arancio, promosso dal colosso Ing Direct, è uno dei conti remunerati più noti sul mercato, ed offre la possibilità di “parcheggiare” la liquidità ottenendo da questa un rendimento superiore sia a quello offerto di norma da un “classico” conto corrente, sia agli strumenti finanziari a breve termine ed a basso rischio come possono essere i Buoni Ordinari del Tesoro (Bot). Attualmente, il Conto Arancio offre un rendimento base lordo dell’1,50%; la tassazione sui conti di deposito remunerati è al 27%, il che significa che il rendimento annuo netto di Conto Arancio è all’1,09% con capitalizzazione annuale degli interessi. In ogni caso, c’è la possibilità di ottenere rendimenti più elevati con il Conto Arancio: innanzi tutto, tutti i nuovi sottoscrittori possono aderire alla promozione che prevede, per i primi sei mesi, un tasso annuo lordo del 2,50%; questo significa che nei primi sei mesi il rendimento netto ottenuto sarà pari allo 0,91%.
Investire in azioni: come gestire il rischio
Da quando, parecchi anni fa, le contrattazioni sulle Borse mondiali avvengono in modalità telematica, il grado di correlazione e di influenza tra un mercato e l’altro è aumentato a dismisura; questo è il frutto sia della globalizzazione, sia del fatto che ogni avvenimento, positivo o negativo, che si registra in un’area del nostro pianeta, ha un’influenza diretta o indiretta sulle altre economie mondiali. Di conseguenza, l’investitore in azioni si assume non solo il rischio legato alle oscillazioni di prezzo di uno o più titoli, legate all’andamento ed ai conti dell’azienda o delle aziende detenute in portafoglio, ma deve fare i conti anche con le dinamiche legate alla correlazione tra i mercati. Prima di acquistare un’azione, ad un determinato prezzo, l’investitore accorto deve avere sia le idee chiare sui propri obiettivi di investimento, sia una conoscenza quanto più approfondita possibile della società su cui sta scommettendo.
Conti remunerati: cosa offre Rendimax
Rendimax è uno dei più noti conti remunerati presenti sul mercato. E’ uno strumento finanziario a basso rischio, promosso da Banca Ifis, che permette di ottenere dalla liquidità, versata sul conto remunerato, un interesse superiore non solo alla media dei rendimenti dei Buoni Ordinari del Tesoro (Bot), e quindi dei titoli di Stato a breve e brevissimo termine, ma anche alla media dei rendimenti offerti di norma dal sistema bancario ed in particolare da un “classico” conto corrente. Attualmente, Rendimax offre il 2,48% lordo di interesse potendo fruire del vantaggio che non ci sono vincoli, non ci sono spese, ed i soldi sono sempre disponibili per prelevarli dal conto remunerato, così come si possono chiaramente effettuare anche dei versamenti aggiuntivi.
Fondi Comuni: focus su Obbligazionari e Flessibili
Per il quinto mese consecutivo, anche nello scorso mese di novembre in Italia i Fondi comuni di investimento hanno fatto registrare in Italia un andamento positivo della raccolta; a guidare il settore, al netto dei riscatti, sono stati i Fondi della categoria degli Obbligazionari, in linea con la tendenza dei risparmiatori ad avvalersi di strumenti del risparmio gestito aventi un basso livello di rischio ed un buon potenziale di guadagno nel breve, medio e lungo periodo. Non a caso, con un patrimonio complessivo pari a ben 160,5 miliardi di euro, i Fondi Obbligazionari “coprono”, in base ai dati di fine novembre, il 38% del totale degli asset detenuti e gestiti dai Fondi; inoltre, sulla base della consueta rilevazione mensile a cura di Assogestioni, a novembre c’è stato un discreto interesse anche per i Fondi Bilanciati, che hanno fatto registrare una raccolta pari a 124 milioni di euro per un totale di asset detenuti pari a 16 miliardi di euro, corrispondente al 3,9% dell’intero patrimonio investito in Fondi.
Ctz e Cct: rendimenti a confronto
Chi punta ad investire somme di denaro su strumenti finanziari sicuri e garantiti dallo Stato, anche a fronte di un rendimento basso, ha sostanzialmente quattro possibilità di scelta tra Bot, Btp, Cct e Ctz. Negli ultimi tempi, il Bot, sia con scadenza trimestrale, sia semestrale o annuale, rende così poco che, togliendo le tasse e le commissioni bancarie, gli interessi netti percepiti su base annua sono risibili. Il Btp, invece, offre rendimenti più elevati all’aumentare della scadenza del titolo stesso, ma contestualmente ci si espone ai rischi di oscillazioni di prezzo che di norma Btp con scadenza a dieci, venti o trenta anni fanno registrare anche nel breve e nel brevissimo periodo. Di conseguenza, al fine di ottenere rendimenti più elevati, a fronte di un minor rischio legato alle oscillazioni di prezzo sul mercato, può essere interessante l’investimento in Cct oppure in Ctz.
Investimenti tasso fisso medio e lungo termine
L’investimento ideale per un risparmiatore è quello di poter comprare titoli che garantiscano un tasso fisso ed elevato, per molti anni, unitamente ad un basso rischio; a fronte di questa situazione tanto ideale quanto irrealizzabile nella realtà, sul mercato ci sono comunque possibilità di investimento che si possono avvicinare a questo scenario. Ad esempio, per chi vuole investire una quota dei propri risparmi a tasso fisso, nel medio e lungo termine, può puntare sull’acquisto di titoli di Stato, i cosiddetti Buoni del Tesoro Poliennali (Btp) che sono titoli pubblici, quindi emessi e garantiti dallo Stato, con scadenze che partono dai tre fino ad arrivare ai 30 anni ed oltre. Così come per i Bot, i Ctz ed i Cct, i Buoni del Tesoro Poliennali (Btp) sono titoli che si possono acquistare sia in asta, quando il Tesoro indice i relativi collocamenti sul mercato a favore di risparmiatori ed investitori istituzionali, sia direttamente sul mercato.
Bot: massima sicurezza, basso rendimento
Il Bot, Buono Ordinario del Tesoro, è una delle soluzioni d’investimento e di remunerazione del risparmio tra le più sicure sul mercato in Italia, visto che trattasi di un titolo pubblico, garantito dallo Stato, e collocato con procedure chiare e trasparenti da parte del Ministero dell’Economia. A fronte della sicurezza massima, pur tuttavia, corrisponde un rendimento che attualmente è molto basso. In passato, i Buoni Ordinari del Tesoro, infatti, offrivano rendimenti molto interessanti al punto che è stata coniata negli anni la categoria dei “Bot-people“, ovverosia quella categoria di risparmiatori alla ricerca di una remunerazione del capitale certa, buona e senza rischi. Ma con il costo del denaro in Europa all’1%, così come attualmente fissato dalla Banca centrale europea, ed a seguito dello scenario recessivo e dell’inflazione molto bassa, un Bot al netto rende in questo momento su base annua meno dell’1%.
Fondi comuni d’investimento: l’importante è diversificare
Autonomia, controllo, diversificazione, trasparenza e solidità. Sono questi, in estrema sintesi, i tratti caratteristici dell’investimento in Fondi comuni che, come messo in risalto da Assogestioni, può rappresentare un valido canale dove destinare i propri risparmi sia nelle fasi di forte crescita dei mercati, si anche nelle fasi di crisi come quella attraversata negli ultimi due anni. Innanzi tutto, i Fondi comuni nel nostro Paese sono soggetti ad un severo controllo e monitoraggio da parte sia della Consob, sia della Banca d’Italia, il che li rende degli strumenti che garantiscono tutela al risparmio soggetto solamente alle variazioni della quota in funzione dell’andamento dei mercati e non ad altre componenti o dinamiche. La trasparenza dei Fondi comuni è poi data dal fatto che le loro quotazioni, ogni giorno, sono consultabili su tutti i mezzi di informazione, dalla carta stampata ad Internet e passando per il televideo.