I mercati emergenti dell’est europeo stanno segnando ottime performaces per quel che riguarda il mercato azionario, mentre qualche incertezza si profila sul mercato valutario e sui bonds, più a causa delle incertezza geopolitiche che per colpe proprie. Ora i paesi emergenti devono solo consolidare i risultati, anche se la ripresa del dollaro, e dei rendimenti dei bonds USA, potrebbero creare problemi non solo alle valute e alle obbligazioni, ma anche alle azioni societarie, che dovranno aumentare e consolidare i rendimenti.
La Russia continua il suo rally, tanto che Fitch ha migliorato il suo giudizio da “stabile” a “positivo”. La Russia ha un debito estero molto basso e in diminuzione, anche se deve intervenire sul proprio deficit, frutto anche delle sanzioni occidentali.
In Polonia ci sono forti segnali positivi, a partire dalla ripresa dell’inflazione e un mercato azionario in forte progresso, tanto che dal prossimo anno, il FTSE non lo considererà più emergente ma sviluppato. L’Ungheria ha abbassato il tasso degli overnight e viaggia con un’inflazione tra il 2,8% e il 2,5%. Ottimi i risultati economici. In Repubblica Ceca il Pil arriverà al 4,7%, ma il mercato azionario è in perdita del 2%, come in Ungheria.
mercati emergenti
Mercati emergenti in ripresa
I mercati emergenti sono in ripresa, e mediamente, l’obbligazionario e l’azionario, hanno guadagnato il 50%, dopo le brutte performance del 2015, che li ha visti arrivare ai minimi nel gennaio del 2016. La Cina è in ripresa, grazie agli incentivi e alla produzione industriale, che sta tornando a chiedere materie prime. Una ripresa molto forte e convinta, a cui però si deve porre la domanda: continuerà?
La crescita dovrebbe essere costante e stabile, anche se c’è da valutare il rendimento medio, del 4,5% che non è paragonabile a quello USA, del 15,4%. Alcuni analisti prevedono comunque una crescita del 21% quest’anno, ma migliore performance dal 2010, e mantenersi stabile anche nel 2018.
Tra le società su cui molti suggeriscono di investire, ci sono Alibaba e Tencent, che puntano sull’e-commerce e non solo; gli elettronici classici come Samsung, Taiwan Semiconductor e Hon Hai Precision, e le banche indiane come Kotak Mahindra e HDFC, sulla scia della crescita economica.
Le azioni però, probabilmente non avranno dei dividendi entusiasmanti, e saranno mediamente del 7,6% l’anno, in linea con la crescita dell’ultimo decennio. Certamente gli USA offriranno rendimenti migliori, ma anche oscillazioni e rischi maggiori, rispetto alla costante crescita asiatica, che offre comunque una scelta azionaria sempre maggiore.
Perchè gli investitori non capiscono i mercati emergenti?
I numeri e le stime che circolano attualmente in merito ai cosiddetti mercati emergenti stanno confondendo gli investitori (vedi anche Vontobel lancia un fondo sui mercati emergenti). In effetti, non si riesce bene a capire cosa sta accadendo negli ultimi tempi. Le previsioni relative a spese e consumi chiariscono il problema in questione. In effetti, tutti concordano sul fatto che i consumi rappresentano un fondamentale fattore di crescita per i paesi emergenti, ma nessuno sembra in grado di trovare un punto di contatto sulle cifre esatte.
Vontobel lancia un fondo sui mercati emergenti
Vontobel, banca privata di nazionalità svizzera che è specializzata soprattutto nella gestione degli assets, ha deciso di rimpolpare la propria gamma relativa al reddito fisso (vedi anche Vontobel scommette ancora su Wall Street e Tokyo nel 2013). In effetti, l’istituto di credito di Zurigo ha lanciato un fondo nuovo di zecca, il quale è appositamente specializzato nel debito relativo ai mercati emergenti. Vontobel Fund-Emerging Markets Debt, questa la denominazione ufficiale dello strumento finanziario, ha il suo punto di forza nell’investimento in titoli obbligazionari che fanno capo a nazioni emergenti, con tanto di denominazione nelle monete più forti in assoluto.
Investire sui mercati emergenti – aprile 2013
Negli ultimi anni l’investimento nei mercati emergenti ha potuto garantire qualche gradita sorpresa ai risparmiatori italiani. Una tendenza che potrebbe continuare anche nei prossimi anni, visto e considerato che – sostengono i principali analisti finanziari di mezzo mondo – i mercati emergenti conquisteranno maggiore importanza planetaria, soddisfacendo le attese di rendimento.
East Capital consiglia di investire nei Balcani
Quest’anno la maggior parte dei gestori di fondi di investimento punta deciso sulle borse, allo scopo di spuntare rendimenti “reali” accettabili in un contesto di financial repression con tassi reali negativi. Quindi, via i bond e largo alle azioni. Da un punto di vista geografico, l’equity europeo piace perché sottovalutato ma risente ancora della fragilità dell’economia; Wall Street ha molte chance per battere i massimi assoluti toccati nel 2007; Cina e Giappone sono idee che stuzzicano la fantasia di molti, ma non quanto i mercati emergenti.
Investire nei curry bond per puntare sull’India
Si chiamano curry bond e sono una delle scommesse che molti money manager e investitori professionisti intendono porre in essere per i prossimi mesi. Si tratta di investire sulle obbligazioni indiane, con rendimenti che sfiorano l’8% anche sulle scadenze più brevi e su una moneta – la rupia indiana – che è tra le più sottovalutate al mondo in termini di parità dei poteri d’acquisto. Non è semplice, però, per il piccolo investitore retail accedere a questo particolare segmento di mercato in diversificazione degli investimenti nei paesi emergenti.
Investire negli emergenti secondo Ubs
Ubs è convinta che nel 2013 i mercati emergenti saranno in grado di rappresentare ghiotte opportunità di investimento. Ma quali sono i Paesi sui quali la banca ha scelto di puntare le maggiori attenzioni? Cerchiamo di elencare rapidamente gli investimenti più redditi del 2013 nei mercati emergenti, in un recinto geografico che non crea particolare sorpresa, e che contribuisce a ribadire in che modo saranno orientati gli impieghi nei prossimi trimestri.
Su quali mercati emergenti investire nel 2013 secondo Ubs
Quando manca ormai meno di un mese alla conclusione del 2012, le case d’affari e le investment bank più importanti al mondo stanno cominciando a delineare gli scenari macroeconomci e di investimento per il nuovo anno. A quanto pare è opinione comune che i mercati emergenti resteranno ancora un tema caldo per gli investimenti nel 2013, considerando che l’Europa dovrebbe mostrare ancora una crescita negativa o poco sopra lo zero e gli Stati Uniti sono attesi ancora in crescita moderata.
Investire in mercati emergenti a caccia di dividendi
Sul fronte dell’equity i mercati azionari dei paesi emergenti potrebbero essere una buona opportunità nei prossimi mesi ma a patto di effettuare un’accurata selezione dei paesi, dei comparti e delle società. Una nuova frontiera dell’investimento in mercati emergenti può essere la scelta di aziende dalle buone prospettive con elevato dividendo. Secondo gli analisti finanziari di Newton Investment Management, società di gestione del risparmio del gruppo Bny Mellon, l’idea di ricercare aziende ad alto dividendo può essere una buona soluzione per puntare su questi mercati.
Dove investire nei mercati emergenti secondo Rothschild
I mercati emergenti restano una buona opportunità di investimento di medio-lungo periodo, ma rispetto al passatto occorre effettuare una maggiore selezione dei titoli, dei settori e dei paesi per capire bene come allocare razionalmente le risorse finanziarie. A tal proposito Thomas Gerhardt, che gestisce il fondo Edmund de Rothschild Asia Leaders’, ha le idee ben chiare con una visione precisa della strategia di investimento da adottare nei prossimi mesi. L’esperto ritiene che sono cinque i settori in cui vale la pena investire: consumi, infrastrutture, materie prime, finanziari, tecnologici.
Investire nei paesi emergenti MIST
Meno di dieci anni fa alla Goldman Sachs coniarono il termine BRIC per identificare i paesi emerenti con il più alto tasso di sviluppo economico. L’acronimo identificava paesi oggi diventati potenze economiche di grande spessore quali il Brasile, la Russia, l’India e la Cina. Oggi la nuova frontiera dell’investimento nei mercati emergenti ha come acronimo MIST, ovvero Messico, Indonesia, Sud Corea e Turchia. Secondo molti economisti i MIST sostituiranno i BRIC (poi BRICS con l’aggiunta del Sudafrica) tra i paesi emergenti più virtuosi nei prossimi anni.
Tre novità di AllianceBernstein per i mercati emergenti
Il numero tre beneficia da sempre dell’aggettivo “perfetto”: forse non sarà stata questa la motivazione di AllianceBernstein, società molto attiva nell’ambito dell’asset management, per lanciare i suoi nuovi comparti, ma sta di fatto che si tratta di tre novità piuttosto interessanti per quegli investitori europei che sono alla ricerca di soluzioni di investimento a reddito fisso, puntando l’attenzione sui principali mercati emergenti del momento. Si tratta di strumenti di diritto lussemburghese e che consentono di sfruttare al massimo diverse occasioni in relazione a questi paesi, senza dimenticare che la compagnia americana vanta già una gamma molto ampia da questo punto di vista.
Il Brasile punta sui bond denominati in dollari
Ci si sta chiedendo spesso ultimamente come investire nei paesi emergenti nel secondo semestre del 2012: ebbene, una opportunità è stata messa a disposizione oggi da uno dei cardini del gruppo Bric, il Brasile. Nel dettaglio, la nazione sudamericana ha provveduto a emettere 1,25 miliardi di dollari in titoli obbligazionari, per quella che è la prima vendita debitoria internazionale dallo scorso mese di gennaio. I bond in questione prevedono una scadenza nel 2023 (undici anni di durata per la precisione) e un rendimento iniziale pari a 2,625 punti percentuali, come annunciato in via ufficiale dal Dipartimento del Tesoro brasiliano.