La Turchia rappresenta senza dubbio una delle economie più dinamiche del mondo islamico (vedi anche Cresce la fiducia degli investitori verso la Turchia): ecco perché il governo di Ankara sta continuando a sviluppare una industria finanziaria che possa competere con gli attuali volumi della Malesia, il primo paese al mondo per quel che riguarda la quotazione di sukuk, i titoli obbligazionari che rispettano la legge della Shariah. La concorrenza potrebbe diventare effettiva ed efficace nel giro di un decennio.
Sukuk
Lo scetticismo sull’utilità dei sukuk egiziani
Il governo egiziano ha assolutamente bisogno di far rivivere la finanza locale: in particolare, al Cairo si discute disperatamente circa la ricerca di un aiuto sostanzioso per l’economia, in grave crisi da quando l’ex leader Hosni Mubarak è stato spodestato. Il sukuk potrebbe essere una soluzione importante, ma analisti, banchieri e investitori non sembrano essere molto entusiasti per quel che riguarda l’utilità di tale bond islamico (vedi anche Un sukuk per risolvere la crisi egiziana?). La recente legislazione relativa all’emissione di tali strumenti servirà proprio a migliorare l’infrastruttura economica del paese africano, una sorta di alternativa valida ai prestiti internazionali e agli investimenti esteri, praticamente spariti a causa delle tensioni politiche.
In Oman cresce l’interesse per i sukuk
In Oman si continua a parlare con maggiore convinzione dei bond islamici, gli ormai celebri sukuk (vedi anche L’Oman e il sukuk del 2013). In particolare, la Capital Market Authority (Cma) ha approvato le emissioni che verranno garantite da alcune compagnie per quel che riguarda questo strumento di debito. Entrando maggiormente nel dettaglio, c’è da dire che la prima delle due società da tenere in considerazione è la Tilal Development Company, pronta a lanciare sul mercato un sukuk per un importo complessivo di cinquanta milioni di riyal locali (circa cento milioni di euro per la precisione).
Asta infruttuosa di sukuk per l’Indonesia
C’è sempre una prima volta e anche l’Indonesia ha dovuto imparare a memoria questo modo di dire: la nazione asiatica non è riuscita a raggiungere il target necessario per la propria asta di sukuk, un evento che non si verificava dallo scorso mese di ottobre (vedi anche L’Indonesia emette il suo terzo sukuk sovrano). In questa occasione, gli acquirenti hanno richiesto rendimenti ancora maggiori di quelli proposti dal governo di Giacarta, in modo da compensare l’inflazione e il suo ritmo crescente. Il Ministero delle Finanze è riuscito a vendere questa settimana 1,05 trilioni di rupie indonesiane (circa 140 milioni di euro) in bond islamici a cinque e ventiquattro anni, mentre invece l’obiettivo prefissato era pari a 1,5 trilioni.
Saudi Aramco finanzierà i suoi progetti con un nuovo bond islamico
La massiccia industrializzazione dell’Arabia Saudita deve in qualche modo essere finanziata: ecco allora che la nazione asiatica ha deciso di affidarsi alle obbligazioni islamiche, con un crescente ricorso a questo tipo di finanza che è diventato il mezzo più utile ed efficace per rendere concreti i progetti regionali. Giusto un anno fa, il discorso era praticamente lo stesso, dato che, parlando dei sukuk, si affermò chiaramente come il 2012 sarebbe stato all’insegna dell’Arabia Saudita. Stavolta, comunque, l’attenzione deve essere focalizzata su Saudi Aramco, la maggior compagnia petrolifera del paese.
Nuove indiscrezioni sul sukuk di Dubai
Il governo di Dubai ha incaricato quattro banche per la vendita di un potenziale bond islamico: le indiscrezioni su questo sukuk sono sempre più insistenti, anche perché l’emirato arabo vuole beneficiare quanto prima dei bassi costi dei prestiti, scesi ai livelli precedenti la crisi del 2009. Si sta parlando soprattutto di un annuncio entro la giornata odierna, ma anche dell’importo complessivo della vendita, vale a dire un miliardo di dollari per la precisione. Le fonti in questione, comunque, non sono ancora state identificate, in quanto si tratta di una informazione non pubblica.
Il piano del Qatar per emettere sukuk nei prossimi anni
Le emissioni di bond islamici (gli ormai celeberrimi sukuk) da parte del Qatar dovrebbe espandersi ulteriormente nei prossimi mesi e anni: in aggiunta, dovrebbe anche migliorare la domanda in questo senso proveniente dalla Cina e dalle nazioni asiatiche sud-orientali. Si è appena finito di raccontare che nel 2013 vi sarà l’ennesimo record per i sukuk, ora questi aggiornamenti rendono i prodotti finanziari in questione delle vere e proprie “star”. Tra l’altro, giusto sette mesi fa il Qatar è tornato ai sukuk sovrani dopo quasi dieci anni, dunque si è deciso di puntare da allora con decisione su questo segmento così redditizio.
Tempi sempre più maturi per il sukuk tunisino
La Tunisia è pronta a introdurre nel nuovo anno e per la prima volta le proprie transazioni finanziarie relative ai bond islamici, i celebri sukuk. Già all’inizio del mese di novembre si era detto che il 2013 sarà l’anno del sukuk tunisino, ora si può approfondire la questione. L’attrazione nei confronti di questi strumenti finanziari è sempre più forte, in particolare nell’area mediorientale e dell’Africa del Nord, visto che la crisi economica globale ha imposto delle scelte ben precise. L’utilizzo nelle due regioni appena menzionate ha fatto registrare un ritmo da record nel corso del 2012, tanto che i relativi costi del debito sono calati dall’11,4 fino al 2,82% dal dicembre del 2008 ad oggi.
Nel 2013 vi sarà l’ennesimo record per i sukuk
Le vendite internazionali di bond islamici sono destinate a raggiungere un vero e proprio record nel corso del 2013, battendo il traguardo conseguito finora: i quarantasei miliardi di dollari accumulati non sono altro che il risultato di debutti molto importanti per quel che concerne i sukuk, vale a dire quelli di paesi come Oman, Tunisia ed Egitto. La domanda di tali strumenti finanziari dovrebbe essere guidata con tutta probabilità dalla crescita degli assets bancari islamici, con un volume complessivo pari a 1,8 trilioni di dollari il prossimo anno (nel 2011 ci si è fermati a 1,3 trilioni per la precisione), grazie soprattutto al contributo di Malesia e Arabia Saudita.
Anche l’Australia potrà debuttare nella quotazione di sukuk
C’è sempre una prima volta e per i sukuk questa frase sta diventando valida in moltissime occasioni. In effetti, il centro offshore malese di Labuan (l’isola principale di questo territorio federale) sta offrendo la possibilità all’Australia di lanciare i suoi primi bond islamici: in questa maniera, la nazione oceaniana potrebbe concretamente evitare le regole che sono in vigore in patria, le quali sono più che penalizzanti per i prodotti finanziari rispettosi della Legge della Shariah. Il primo semestre 2012 è stato da record per i sukuk, ma anche i restanti sei mesi non sono stati da meno.
Record europeo per il sukuk di Fwu Group
Si è ormai capito come si fa a investire correttamente nei bond islamici, ora esiste una opportunità molto interessante che ha a che fare con il continente europeo: in effetti, una delle più interessanti erogazioni di sukuk delle ultime ore ha visto come protagonista Fwu Ag Group, una società di servizi finanziari che ha sede a Monaco di Baviera. In pratica, questo gruppo tedesco ha lanciato il maggior sukuk in termini di dimensioni che sia mai provenuto da una società del Vecchio Continente. L’importo complessivo di questa offerta è pari a cinquantacinque milioni di dollari americani, un ammontare mai registrato fino ad oggi.
Investire correttamente nei bond islamici
Da quando la crisi finanziaria ha investito le economie mondiale, l’avversione al rischio è divenuta un tema fondamentale per risparmiatori e investitori: nel corso del 2011, i sukuk e i bond regionali hanno conquistato sempre maggiore popolarità, con le domande in grado di oltrepassare di parecchio le offerte messe a disposizione, specialmente quando le quotazioni sono state garantite da bilanci solidi. Un esempio molto interessante si è avuto due settimane fa, quando l’Indonesia ha emesso il suo terzo sukuk sovrano.
L’Indonesia emette il suo terzo sukuk sovrano
Il governo dell’Indonesia ha deciso di mettere a disposizione il suo terzo bond islamico: questo sukuk, il cui importo complessivo per quel che concerne l’offerta è pari a un miliardo di dollari, beneficia di una scadenza classica per il tipo di strumento di cui si sta parlando, vale a dire dieci anni, anche se a voler essere davvero precisi, bisogna sottolineare che si tratta di una porzione di un programma più ampio, il cui ammontare è almeno tre volte superiore. La scelta del governo di Giacarta conferma in maniera evidente come sia utile e conveniente investire in obbligazioni asiatiche a fine 2012.
L’Oman e il sukuk del 2013
La Tilal Development Company, società di reale estate che ha sede nello stato asiatico dell’Oman, si è rivolta direttamente alla Capital Market Authority del sultanato in questione: il motivo è presto detto e ha natura finanziaria, visto che si tratta di accumulare il denaro e i finanziamenti necessari per quel che riguarda la prima emissione di un sukuk, il tipico bond islamico, da parte della nazione. A dire la verità, non si sta proprio parlando di una novità assoluta, dato che già all’inizio del 2011 si era parlato dell’Oman e del piano quinquennale di investimenti da 30 miliardi. Stavolta si focalizza l’attenzione su un settore ancora più preciso e dettaglio.