Tassi di interesse, calo a giugno per BCE?

Per quel che riguarda i tassi di interesse la BCE sarebbe intenzionata ad abbassarli a partire da giugno. Almeno è questo e quello che ha fatto intuire la presidente Christine Lagarde.

Pronti a calo tassi di interesse

Una decisione che non segue, per la prima volta, quello che accade in America dove la Fed ha deciso ieri di lasciare invariati i suoi tassi di interesse e rimanere più guardinga rispetto al da farsi. Soprattutto a causa dell’ancora alta inflazione.

La BCE decide di fare differentemente, sebbene non escluda che l’inflazione possa farsi risentire. Questo perché a Francoforte si pensa che le proiezioni economiche di giugno daranno un quadro molto più favorevole al taglio dei tassi di interesse rispetto a quello attuale. Soprattutto dopo dieci aumenti del costo del denaro. La presidente della Banca centrale europea sottolinea che se questi dati riveleranno un sufficiente allineamento tra le loro proiezioni e l’andamento dell’inflazione di fondo, la politica monetaria potrebbe diventare meno restrittiva.

Allo stesso tempo Christine Lagarde ha però confermato che, come sempre, le loro decisioni saranno collegate ai dati che riceveranno e prese di riunione in riunione. Cosa significa questo? Che anche nel caso in cui i tassi di interesse verranno abbassati un po’ a giugno, non è detto che il percorso della politica monetaria verrà ammorbidito.

Secondo alcuni analisti questa mini apertura sarebbe anche un modo per tenere buono chi all’interno del board della BCE borbotterebbe un po’ troppo per la lunghezza del periodo restrittivo. Strutturalmente non cambia però nulla, dato che l’istituto centrale, prima di ammorbidire la propria linea, deve vedere che tutti i vari elementi siano incastrati come necessario.

Questo significa che la dinamica dei salari deve rallentare, i margini di profitto aziendali devono rimanere compressi e la produttività deve salire per garantire la discesa del costo del lavoro.

Posizione della Fed molto simile

Va sottolineato che, nonostante il mancato abbassamento dei tassi di interesse, la posizione della Fed è molto simile a quella della BCE. Il presidente Jerome Powell ha infatti sottolineato che le decisioni continueranno a essere prese riunione per riunione. Anche se a un certo punto, nel corso del 2024, inizieranno a esserci dei tagli del costo del denaro.

Secondo le previsioni degli esperti, anche in America il primo taglio potrebbe avvenire a giugno. Ma molto sarà legato a quelli che saranno i prossimi dati economici. Altri pensano che luglio sarà il mese più adeguato per via di una ancora mancante fiducia nella traiettoria di calo dell’inflazione. I dati di gennaio e febbraio 2024, infatti, non sono stati positivi dal punto di vista inflazionistico.

E questo ha portato a rallentare il tutto. Soprattutto perché, sottolinea Jerome Powell, se il costo del denaro viene ridotto troppo presto, il rischio è quello che l’inflazione risalga alle stelle. Danneggiando tutto ciò fatto finora.

Tassi di interesse, BCE verso nuovo stop

In materia dei tassi di interesse anche la BCE si avvicinerà presto a un nuovo stop. Ma se parliamo di tagli, la questione è ancora tutta da decidere. Analogamente a quel che sta accadendo negli Stati Uniti.

Al momento non pensabile taglio dei tassi di interesse

Un taglio dei tassi di interesse è la notizia che molte categorie vorrebbero sentire. Il punto è che la attuale politica monetaria continua a essere necessaria, se si vuole raggiungere l’obiettivo del 2% per quel che concerne l’inflazione. E decidere quale sia il momento giusto per agire con eventuali tagli non è semplice.

Manca qualche giorno alla prossima riunione del Consiglio direttivo e da piccole indiscrezioni stampa i tassi di interesse permangono essere il fulcro della discussione. Soprattutto perché i dati raccontano che è consigliabile mantenere alta la concentrazione sull’inflazione e su come sistemarla. E lo ripetiamo: una politica monetaria restrittiva è quello che tecnicamente serve.

Sono molti gli investitori internazionali che richiedono un taglio dei tassi di interesse. Ma la BCE sembra voler prendere tempo.  E a ragione, pensando a cosa c’è in gioco. Valutando come sempre i numeri e i dati provenienti dal mercato. Soprattutto perché l’inflazione rimane alta per quel che concerne i servizi e perché esiste un avvitamento nel rapporto tra prezzi e salari che richiede prudenza.

A eseguire una possibile previsione, i tassi di interesse dovranno rimanere a questi livelli almeno fino a giugno 2024.

Dobbiamo pero sottolineare che sia normale che i mercati finanziari richiedano il taglio dei tassi. In questo modo sarebbe possibile evitare che il rallentamento generale registrato dall’Eurozona si trasformi in recessione. Il pericolo è stato scampato nel 2023: sarà possibile fare lo stesso nel 2024?

Per la BCE, in attesa di nuovi dati, è meglio attendere per capire quale sia l’evoluzione dei prezzi. E per ogni prodotto presente nell’Eurozona. Dello stesso avviso sarebbe anche il presidente della Bundesbank, Joachim Nagel che sostiene come le prospettive dei prezzi ancora non siano chiare.

In attesa di dati migliori

È palese e chiaro: l’inflazione generale sta rallentando, scendendo al 2,6% a febbraio. Ci si aspettava di più però. Senza contare che il dato core, è ancora sopra il 3%. Insomma, vi è ancora molto da fare. Le posizioni a Francoforte sono eterogenee. Ecco quindi che c’è chi sostiene che sia necessario tenere ancora duro per quel che concerne il costo del denaro e chi vuole iniziare a parlare di riduzione.

È considerabile accettabile iniziarlo a fare già dalla prossima riunione? Non proprio. Anche se alcuni analisti si aspettano un comportamento “kamikaze”  da qualcuno che chiami in discussione il taglio dei tassi di interesse. Nonostante si pensi che nessuno avrà il coraggio di proporre date al riguardo.

Uno dei maggiori problemi da affrontare è che non vi sono sicurezze importanti al momento. Ragione per la quale, per la quale sembra abbastanza condivisibile la posizione del presidente della BCE Christine Lagarde di attesa. In modo tale da capire come muoversi mantenendo il più possibile la stabilità dei prezzi.

 

 

Fed, Donald Trump vuole taglio tassi di 100 punti

Quella che intercorre tra Donald Trump e la Fed sembra essere una diatriba che difficilmente potrà concludersi presto o senza conseguenze. L’ultima richiesta dell’inquilino della Casa Bianca è infatti che venga eseguito un taglio dei tassi di interesse di cento punti.

donald trump vuole taglio tassi di 100 punti

Bce cauta mentre Fed alza i tassi di interesse

La Bce rimane cauta mentre la Fed alza i tassi di interesse promuovendo una strategia più aggressiva. E’ questo il quadro che si evince tenendo in considerazione gli ultimi incontri in materia economica da parte di entrambi gli istituti centrali.

bce

Federal Reserve più aggressiva nel 2018?

Federal Reserve più aggressiva nel 2018? E’ senza dubbio la domanda che in molti analisti si pongono, anticipandosi in alcuni casi la risposta. Sono davvero in pochi a pensare che domani la banca centrale statunitense non annuncerà cambiamenti nella politica dei tassi.

Corporate bond record emissioni a 4mila miliardi nel 2012

Il 2012 è stato un anno spettacolare per il segmento dei corporate bond del mercato obbligazionario. Le emissioni mondiali di obbligazioni societarie hanno raggiunto la soglia record dei 4.000 miliardi di dollari. E’ stato così battutto anche il record del 2009, che aveva visto le emissioni toccare la soglia dei 3,89 trilioni di dollari, quando grazie alla garanzia del governo statunitense ci fu un forte afflusso di fondi in un contesto di mercato ancora sotto shock per lo scoppio della crisi dei mutui subprime e per il tracollo di Lehman Brothers.

Quali rischi per i mercati finanziari con i tassi a zero

I mercati finanziari stanno convivendo ormai da troppi anni con tassi ai minimi storici. Il fenomeno dei tassi di interesse pari a zero è senza dubbio un’anomalia destinata prima o poi a rientrare. Se si osserva oggi la curva dei rendimenti dei titoli di stato americani fino ai 30 anni, si può riscontrare una condizione piuttosto anomala di tassi reali negativi su gran parte delle scadenze. Questo fenomeno non fa presagire nulla di buono per il futuro ed è destinato ad avere effetti negativi su tutti gli asset a cominciare dalle azioni.

Banca CR Firenze: Prestito Multiplo ad tasso di interesse vantaggioso

E’ in promozione, fino al 31 luglio del 2011, salvo proroghe, a fronte di un tasso di interesse applicato sotto la media di mercato, e la possibilità di poter andare a finanziare agevolmente i propri progetti di spesa. Stiamo parlando del “Prestito Multiplo”, un interessante finanziamento proposto dalla Banca CR Firenze, Istituto di credito del Gruppo Intesa Sanpaolo. “Prestito Multiplo” viene erogato dalla filiale con la formula del prestito personale e con un Tan, il tasso di interesse annuo nominale, che è fisso ed in promozione; fino al prossimo 31 luglio del 2011, infatti, il Prestito Multiplo della Banca CR Firenze si può stipulare con un TAN al 7,20% piuttosto che al 9,85%.

Anche l’Azerbaigian si avvicina al mondo della finanza islamica

C’è posto anche per la repubblica dell’Azerbaigian nel vasto mondo della finanza islamica: lo stato eurasiatico intende infatti allinearsi al Kazakistan per quel che concerne l’introduzione di strumenti finanziari rispettosi della legge della Shariah. Le previsioni più attendibili parlando dei mesi autunnali come quelli probabili per il lancio in questione, con l’impegno in prima persona della Banca Internazionale, il principale istituto di credito del paese. Si tratta della conferma che la nazione azera si sta evolvendo parecchio da questo punto di vista, anche se in maniera lenta. Nel dettaglio, la International Bank of Azerbaijan aprirà a breve un proprio ufficio specializzato proprio nell’offerta di servizi bancari islamici, in modo da venire incontro alla maggioranza della popolazione, la quale è di religione musulmana sciita.

Il rialzo della rupia indonesiana fa avanzare i bond decennali

La sorprendente ascesa della rupia indonesiana non se l’aspettava nessuno, nemmeno lo stesso governo della nazione asiatica: il rialzo della valuta in questione, giunta fino al proprio livello massimo delle ultime quattro settimane, è comunque il risultato dei nuovi tassi di interesse adottati dalla banca centrale di Giacarta, aumentati per la prima volta in più di due anni per tentare di contenere l’inflazione. Tali eventi, inoltre, hanno agevolato i bond decennali del paese. Entrando maggiormente nel dettaglio, occorre sottolineare come gli interessi sopracitati siano giunti fino al 6,75%, ma siamo ancora ben lontani dall’ottenere dei prezzi al consumo più bassi, dato che gli ultimi dati parlavano espressamente di un’inflazione superiore ai sette punti percentuali per la maggiore economica dell’intero Sudest asiatico.

Le misure contro gli hedge fund sono una trappola per gli investitori?

I detentori europei di prodotti finanziari legati al real estate devono attualmente far fronte a un debito pari a 1,9 trilioni di euro: una somma spropositata, ma che dovrebbe costituire il rimedio più sicuro per garantire dei pagamenti in denaro cash e al fine di trattare tali strumenti alla stregua di hedge fund. Il comparto potrebbe inoltre affrontare una domanda collaterale molto alta volta a coprire nella maniera più opportuna le previsioni relative ai movimenti dei tassi di interesse, prendendo come spunto di base le proposte della Commissione Europea, la quale ha intenzione di regolare con forza l’industria dei derivati. L’Ue vuole dunque ridurre al minimo i rischi economici che sono causati da questi specifici strumenti: le iniziative attuali, tra l’altro, includono la copertura di determinate imprese operanti nel campo immobiliare, nel private equity e, appunto, negli hedge fund.

Banca Centrale Europea: i covered bond superano i 60 miliardi

18fb394c-8cc6-4a54-a7c8-1859453c4823È stato reso l’ammontare esatto di covered bond che sono stati acquistati, da un anno a questa parte, dalla Banca Centrale Europea: tali obbligazioni vengono utilizzate, come è noto, per agevolare gli istituti di credito a uscire da periodi di crisi come quello attuale, e in questo caso hanno superato quota 60 miliardi di euro (per la precisione sono 60,2 miliardi). Si tratta di una informazione molto interessante e significativa, visto che lo stesso istituto di Francoforte può in tal modo dichiararsi sicuro che le difficoltà relative alla liquidità del sistema bancario siano state superate. La data più attesa è proprio quella di domani, quando si provvederà alla restituzione dei 442 miliardi che erano stati ricevuti nel 2009 per porre in essere un rifinanziamento a lungo termine dell’area dell’euro.

 

Conosciamo meglio i Cfd, i Contracts for difference

electronic-money-tradingLa sigla Cfd fatica ancora a diventare di uso comune tra i principali azionisti dei mercati finanziari: eppure, i Contracts for difference consentono di investire su molti tipi di prodotti, tra cui i titoli azionari, le materie prime e le principali monete del sistema valutario internazionale. Chiunque fosse appassionato di trading online non può comunque mettere completamente da parte lo strumento in questione, vista soprattutto la sua relativa facilità di uso. Entrando nel dettaglio, occorre precisare che il funzionamento dei Cfd può essere spiegato in modo piuttosto agevole; in effetti, non si tratta altro che di contratti posti in essere tra due parti, le quali scambiano tra di loro il flusso finanziario che deriva dal differenziale tra i prezzi di un’attività finanziaria sottostante al suo momento di apertura e a quello di chiusura.