La Turchia rappresenta senza dubbio una delle economie più dinamiche del mondo islamico (vedi anche Cresce la fiducia degli investitori verso la Turchia): ecco perché il governo di Ankara sta continuando a sviluppare una industria finanziaria che possa competere con gli attuali volumi della Malesia, il primo paese al mondo per quel che riguarda la quotazione di sukuk, i titoli obbligazionari che rispettano la legge della Shariah. La concorrenza potrebbe diventare effettiva ed efficace nel giro di un decennio.
Turchia
Cresce la fiducia degli investitori verso la Turchia
L’iShares Msci Turkey è stato senza dubbio l’Etf più performante in assoluto per quel che riguarda i mercati emergenti internazionali nel corso del 2012 (vedi anche Il nuovo bond trentennale emesso dalla Turchia): in particolare, i risultati raggiunti in tale comparto sono stati migliori rispetto a quelli dei fondi collegati a paesi come le Filippine e la Thailandia. Vi sono due tendenze macroeconomiche che hanno supportato e continueranno a supportare la Turchia, vale a dire i bassi tassi di interesse a livello internazionale e i bassi prezzi delle commodities.
Il nuovo bond trentennale emesso dalla Turchia
Proprio ieri la Turchia ha deciso si sfruttare nuovamente il mercato obbligazionario internazionale (vedi anche Investire in lire turche con Banca Imi). La nazione anatolica ha deciso di emettere bond a lungo termine, più precisamente con una scadenza pari a trenta anni, senza dimenticare la denominazione in dollari americani. In pratica, questa cessione di debito da parte del governo di Ankara non è altro che un modo importante per sostenere l’economia interna, dopo il fondamentale incoraggiamento avuto con le vendite proficue da parte di altri mercati emergenti nella regione nel corso di questo 2013.
La Turchia si affida ai bond denominati in yen
La Turchia ha annuncio il lancio di titoli obbligazionari in scadenza tra venti anni e denominati in valuta giapponese: in effetti, l’importo complessivo è pari a 18,4 miliardi di yen (l’equivalente di circa 150 milioni di euro), una emissione che rappresenta il debito più lungo in assoluto che la nazione anatolica abbia mai messo a disposizione nella divisa asiatica. Perché proprio lo yen per questa nuova offerta di bond? Proprio a inizio anno, tra l’altro, Hsbc ha consigliato di investire sulla Turchia nel 2013.
Hsbc consiglia di investire sulla Turchia nel 2013
Nel 2012 la borsa di Istanbul ha guadagnato più del 60%, facendo nettamente meglio della media dei mercati emergenti che nel corso del 2012 hanno messo a segno una performance di poco superiore al 15%. La Turchia potrebbe ancora sorprendere gli investitori secondo il parere di Hsbc. Il colosso finanziario britannico ha già espresso la sua view positiva sul paese sul finire di ottobre scorso, consigliando di investire in azioni turche. Hsbc consiglia ancora di puntare sulla Turchia nel 2013 ed elenca dieci motivi validi per investirvi.
La Turchia sceglie la propria valuta per il secondo sukuk
Dalla Turchia si attende a breve una importante decisione per quel che riguarda la finanza islamica: il governo di Ankara è infatti pronto a emettere un sukuk denominato in valuta locale, la nuova lira turca, per quella che potrebbe essere la seconda offerta di bond sovrani di tale tipo. Non si conosce ancora la data esatta della quotazione, ma tutto lascia presagire che non si andrà oltre la fine di questo mese di settembre. In aggiunta, la domanda da parte degli investitori finanziari dovrebbe essere molto alta, come fatto intendere dalla divisione turca della compagnia finanziaria Al Baraka.
Dopo quattro mesi la Turchia torna ai bond in dollari
Il governo turco sta offrendo per la prima volta da quasi quattro mesi titoli obbligazionari denominati in dollari: in questo modo, la nazione anatolica ha la possibilità di riaprire una precedente scadenza di lungo termine, vale a dire quella prevista per il 2041, dopo che i rendimenti sono scesi a uno dei record più bassi in assoluto. La vendita sta beneficiando della gestione da parte di banche importanti come Morgan Stanley, Goldman Sachs e Deutsche Bank. Si è parlato dei ritorni economici in declino e in effetti questi ultimi hanno perso ben 108 punti base da gennaio a oggi, mentre la giornata di ieri è stata caratterizzata da un lieve recupero, appena cinque punti base.
La Turchia avrà maggiore libertà di emettere sukuk
Il governo turco sta pianificando nel dettaglio la sua prima emissione di bond islamici relativa a quest’anno, una conferma che i famosi sukuk stanno ormai spopolando: un titolo sovrano lanciato da una economia che attualmente viene considerata come una delle più progressiste e di successo nell’intero mondo musulmano potrebbe segnalare l’intento di Ankara di giocare un ruolo più importante in questo tipo di finanza. In questo caso, comunque, l’importo che è stato stimato per la vendita degli strumenti è superiore ai cento miliardi di dollari. Tra l’altro, l’agenda turca dovrebbe anche prevedere altre emissioni simili nei prossimi mesi, una presenza costante nel mercato in questione.
Turchia: l’inflazione fa crescere i rendimenti dei bond
Il declino dei titoli obbligazionari turchi non poteva che essere accompagnato da un conseguente aumento dei rendimenti: questi ultimi, infatti, sono risultati i più alti degli ultimi due mesi, un evento provocato dall’inflazione, la quale ha subito una brusca accelerazione proprio nel corso di quest’ultima settimana. Volendo essere più precisi ed entrando maggiormente nel dettaglio statistico, bisogna sottolineare come il ritorno economico relativo al debito a due anni sia aumentato di ventisette punti base, attestandosi al 9,02%, l’incremento più consistente dallo scorso 23 marzo, per ottenere poi uno scambio finale pari all’8,96% nelle ultime contrattazioni della Borsa di Istanbul. Intanto, la lira turca si è ulteriormente indebolita nei confronti del dollaro, proprio a causa di questo livello eccessivo dei prezzi al consumo. In effetti, l’inflazione del paese è ormai giunta a un preoccupante 7,2%, addirittura tre punti percentuali in più rispetto a quanto rilevato nel corso del mese precedente, a conferma che c’è qualcosa che non va nell’economia interna.
Turchia, si punta a un nuovo record di Samurai bond
La Turchia è fortemente intenzionata ad accrescere la propria cessione di Samurai bond: si parla, infatti, di una cifra molto vicina ai 180 miliardi di yen (1,6 miliardi di euro), l’ammontare più alto messo a punto da un governo sovrano da almeno un decennio, mentre gli interessi saranno i medesimi, visto che il governo di Ankara vanta dei migliori rating creditizi. Entrando maggiormente nel dettaglio, c’è da dire che le obbligazioni decennali della nazione mediorientale stanno beneficiando di un rendimento pari all’1,87%, vale a dire 48 punti base al di sopra del benchmark quotato in yen. Lo spread in questione non muta più di tanto nemmeno in relazione ai bond che sono stati lanciati sul mercato a gennaio da Panama; al contrario, c’è qualche differenza per quel che concerne i prodotti che sono stati quotati la scorsa settimana da Bank of India (il gap ammonta a 47 punti base).
Mercati emergenti: ottimi scambi per i bond turchi
Il codice Isin US900123AL40 identifica un particolare prodotto finanziario, indicato soprattutto per quegli investitori che sono interessati ai principali mercati emergenti: si tratta infatti del bond che osserva da vicino le performance della nazione turca e che garantisce un rendimento dell’11,875%. Tale strumento, il quale beneficia di una scadenza ventennale (il termine ultimo è stato fissato al 15 gennaio del 2030), si sta segnalando per un ottimo andamento presso l’EuroTlx, il mercato del nostro paese appositamente pensato per le obbligazioni di questo tipo. In effetti, le ultime rilevazioni statistiche parlano chiaro: il prezzo che è stato registrato nel corso dell’ultima settimana è pari a 163,5 euro, in aumento rispetto al prezzo di chiusura precedente (163,28), mentre il controvalore ammonta a 8.175 euro. Non siamo comunque vicini al dato massimo dal punto di vista storico, visto che il livello più alto è stato conseguito con i 187,7 euro.
Credit Default Swap: la Turchia converge verso i Bric
La Turchia sta convergendo sempre di più verso le performance realizzate dai cosiddetti paesi Bric (Brasile, Russia, India e Cina) in relazione al mercato del credito: come è stato possibile un simile andamento economico e quali possono essere le conseguenze per gli investitori finanziari? Anzitutto, bisogna conoscere le radici del momento positivo in questione e possono essere rinvenute nella forte espansione economica, la quale ha provocato un vero e proprio default nei costi assicurativi, giungendo fino ai minimi del 2010 nei confronti dei già citati paesi emergenti. La differenza più evidente si può notare nel costo dei Credit Default Swap (gli strumenti conosciuti anche con l’acronimo Cds) a cinque anni che prendono come riferimento principale i junk bond turchi, e i prodotti cinesi, visto che vi è stata una riduzione di ben settanta punti base nel confronto; tra l’altro, Moody’s e Fitch hanno provveduto ad innalzare fino a “positivo” l’outlook di Ankara.
IG Markets propone dei Cfd per operare sul mercato turco
Il nome di IG Markets è piuttosto noto in Italia soprattutto per quel concerne le attività di trading online, visto che in questo senso può vantare una leadership assoluta: ebbene, questa stessa società sta ora proponendo agli investitori delle operazioni interessanti sul mercato della Turchia, sconosciuto nelle sue caratteristiche e poco noto per le performance. IG Markets ha infatti deciso di offrire la possibilità a chi fosse interessato di operare sull’indice Turkey 30 mediante i cosiddetti Contratti per differenza (noti anche con l’acronimo Cfd: si tratta di quegli strumenti finanziari, il cui trading è molto simile a quello delle azioni, che consentono di andare long o short su margine). La negoziazione in questione sarà continua per otto ore consecutive, dalle 8:15 fino alle 16:35 e bisogna anche ricordare che i lotti del trader ammonteranno a circa cinque lire turche con uno spread pari a cento punti.